“La situazione penitenziaria regionale peggiora ogni giorno sempre di più e chi governa la Regione non può continuare ad ignorarlo. Invitiamo il Presidente della Giunta regionale della Liguria Claudio Burlando e l’Assessore regionale alla sicurezza Claudio Montaldo a venire in una qualsiasi delle sette carceri liguri per constatare personalmente le gravi criticità penitenziarie connesse al pesante sovraffollamento carcerario ed alla carenza di Personale di Polizia Penitenziaria.
La presenza di 1.807 detenuti nei 7 penitenziari regionali che dispongono di una capienza regolamentare complessiva di 1.1.30 posti letto dovrebbe far comprendere con quante difficoltà lavorano le donne e gli uomini della Polizia penitenziaria, sotto organico di 400 unità in Liguria.
La presenza di stranieri tra i reclusi della Liguria si attesta tra il 50 ed il 60% dei presenti e nella nostra Regione si registra anche la percentuale più alta a livello nazionale di detenuti tossicodipendenti (circa il 40% dei presenti rispetto ad una media nazionale del 25%). Altro record negativo a livello nazionale, è quello dei detenuti che lavorano, che in Liguria sono solamente il 17% dei presenti. La situazione è davvero allarmante e ritengo che anche la Regione Liguria debba fare qualcosa.”
Lo scrive in una nota Roberto MARTINELLI, segretario generale aggiunto e commissario straordinario per la Liguria del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE.
Martinelli chiedo l’impegno della Regione Liguria (anche attraverso il coinvolgimento delle Province e dei Comuni liguri, d’intesa con il Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria, ed il qualificato e fondamentale contributo del Personale di Polizia Penitenziaria) a promuovere concretamente l’impiego dei detenuti in progetti per il recupero del patrimonio ambientale ligure. “Il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria ha recentemente presentato al Parlamento la Relazione sul lavoro penitenziario relativa all’anno 2011.
I detenuti “occupati” sono stati complessivamente 13.765 (pari al 20,4% della popolazione detenuta): in Liguria la percentuale scende al 17,26%, con soli 300 detenuti lavoranti (250 nei servizi interni d’istituto e solo 50 non alle dipendenze dell’Amministrazione Penitenziaria. Mi sembrano cifre vergognose: se il primo elemento per rieducare un detenuto è il lavoro, e questo non c’è, di cosa parliamo? I detenuti hanno prodotto danni alla società? Bene, li ripaghino mettendosi a disposizione della collettività ed imparando un mestiere che potrebbe essere loro utile una volta tornati in libertà. Ma la maggior parte di loro ozia tutto il santo giorno, alimentando tensioni costante e continue a tutto danno del già duro e difficile lavoro delle donne e degli uomini della Polizia Penitenziaria.
Perché non impiegare i detenuti in progetti di recupero del patrimonio ambientale e in lavori di pubblica utilità, dando davvero un senso alla pena detentiva? Spero e mi auguro che il Presidente Burlando e l’assessore Montaldo avvertano la necessità di farsi promotori della costituzione di un tavolo in Regione su questa previsione, coinvolgendo tutti gli Enti istituzionali e locali interessati”.