Attualità - 20 gennaio 2012, 20:29

Crolla la speranza di vita sana

I dati di Eurostat (Istituto Statistico Europeo) ci dicono che viviamo più a lungo, e in Italia siamo all’avanguardia. Giornali e TV ripetono che la speranza di vita (media di anni, ponderata coi tassi di mortalità, che una persona può “aspettarsi” di vivere) in Italia continua ad aumentare, è arrivata a 84 anni per le donne e 78 per gli uomini. Ma i media tacciono su altri dati pubblicati da Eurostat che sono molto meno incoraggianti, anzi decisamente preoccupanti: la SPERANZA DI VITA SANA, senza malattie gravi che compromettono lo svolgimento delle normali attività, sta diminuendo progresivamente

Il dott. VALERIO GENNARO, medico oncologo, specialista in epidemiologia e prevenzione presso l’IST a Genova, Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro, ha illustrato giovedì 19 gennaio in un incontro alla libreria Ubik di Savona, questi concetti fondamentali ma poco considerati.


La speranza di vita sana per un neonato si è ridotta in Italia dal 2004 al 2008 in modo precipitoso: per una femmina si sono persi 10 anni, da 71 a 61, per un maschio si sono persi 6 anni; per le persone con 65 anni la malattia invalidante nel 2008 arriva più precocemente che nel  2004  di  4-5 anni.


Non è un buon motivo per anticipare anche la pensione di 4-5 anni per garantire finalmente un periodo libero dal lavoro ma anche dalla malattia?
In Italia non solo non c’è stata la capacità di prevedere questo andamento, ma il crollo non è stato neppure comunicato per tempo e si continua ad oscurarlo. Ciliegina finale? Dopo il 2008 in Italia non ci sono più dati.

Ora l’informazione è alla base di ogni scelta politica ed è utile per decidere come tutelare il bene comune salute. Se questi dati rimangono nascosti non è un caso; se si insiste sulla prevenzione, intendendola solo come prevenzione secondaria, cioè ricerca precoce di eventuali malattie già in atto, anziché delle cause, con il cinico business che questo comporta, non è un caso. E’ saggio e indispensabile invece sapere e cercare di capire le cause di questo disastro, e in questo consiste la ricerca epidemiologica.

Chiunque può accedere alla Relazione sullo stato sanitario, pubblicata da Eurostat nel proprio sito http://ec.europa.eu/health/social_determinants/indicators/index_it.htm e constatare come l’Italia, fra gli stati europei con speranza di vita più alta (in termini quantitativi), abbia invece una speranza di vita sana (in termini qualitativi) tra quelle peggiorate più rapidamente.

Se la gente si informa, si pone delle domande e cerca le risposte, le amministrazioni non possono poi ignorare (per incuria o per comodità o addirittura connivenza) questo fenomeno; solo la partecipazione può stimolare un processo positivo di inversione di tendenza, di attenzione alla salute e non esclusivamente alla produzione e ai consumi (le malattie paradossalmente fanno aumentare il PIL Prodotto Interno Lordo).

Le possibili cause da studiare sono moltissime, si spazia da problemi socio economici a quelli  ambientali: ad es. l’andamento del lavoro precario o l’andamento delle polveri sottili PM 10 (in Italia circa 4 volte tanto il limite ammissibile) o delle polveri fini e ultra fini PM 2,5 e PM 1 (ndr “che qui in provincia di Savona non vengono quasi misurate per stare più tranquilli, vista la presenza dei due gruppi a carbone della Centrale termoelettrica Tirreno Power che ne producono in quantità massiccia”).

Un ringraziamento a Valerio Gennaro perché ci ha spinto ad avere maggiore fiducia nelle nostre capacità, ad essere consapevoli che siamo noi a doverci occupare della qualità della nostra vita, non possiamo continuare a delegare ad altri, non in grado di tutelare il nostro benessere, scelte fondamentali per ognuno di noi.
Solo insieme possiamo vincere una battaglia (guerra?) di questo tipo, individuiamo gli obiettivi, dividiamoci i compiti, creiamo un’anagrafe delle nostre competenze.
                                                          

Renata Vela