Le nuove generazioni non hanno bisogno di maestri ma di testimoni, nessuna predica, solo esempi.
Don Gallo racconta episodi di vita vissuta (l'adolescenza, la mamma, i suoi incontri e battaglie) e si appella alla voglia di reagire dei giovani e delle donne. A cominciare dal sesso, che non deve essere un'arma del potere per sfruttare e discriminare, complici la Chiesa e questa politica, ma una spinta a essere se stessi e a stare bene con l'altro.
Prima viene l'etica, poi la fede, dice don Gallo. Anche in famiglia, nella strada, sul lavoro. Ogni giorno. Allora il disagio di chi non è omologato, degli ultimi e dei diversi non sarà più un problema di ordine pubblico, piuttosto un'occasione di confronto, una questione sociale e umana che riguarda tutti.
La forza "eversiva" del Vangelo è in un'idea di cittadinanza ricostruita a partire dall'incontro con gli altri, in pace, per un cammino veramente liberatorio a fianco dei più oppressi.
Lui, ottantatreenne che viaggia in direzione ostinata e contraria e che nonostante i molti meriti resta orgogliosamente un prete semplice, raccoglie le storie di bassifondi e vicoli che tanto somigliano a quelle delle Scritture, cerca l'efficacia storica del messaggio evangelico e impasta mani e cuore nelle realtà più dolorose, lavorando senza risparmiarsi affinché questa terra diventi cielo.
Lo vediamo così al fianco di tossici, puttane, omosessuali ma anche in prima fila nei cortei schierato nelle lotte sindacali come nei movimenti no global o nelle battaglie per la salvaguardia del territorio, come qui a Savona dove si è schierato apertamente contro la centrale a carbone.
Un prete anarchico, discusso, amatissimo.