Attualità - 12 gennaio 2012, 17:50

Gambaretto: "Emergenza processionaria ad Albisola"

"Nella nostra città non si tutela il patrimonio verde, pini ed aceri sono invasi dalla processionaria"

"Alcuni mesi fa è passata all’unanimità una mia mozione tesa a elaborare un piano di salvaguardia del patrimonio verde comunale ma poco o niente è stato fatto di concreto.

In questi ultimi anni i nostri pini ed aceri sono invasi dalla processionaria, un parassita che può risultare molto pericoloso per la sopravvivenza di varie specie arboree e deve il suo nome alla caratteristica abitudine di muoversi sul terreno in fila, formando una sorta di "processione".

La processionaria è attiva solo durante i periodi freddi dell'anno, dal momento che trascorre i caldi mesi estivi come bozzolo seppellito sotto terra.

Le falene iniziano a emergere dal suolo nel mese di agosto; trascorso qualche giorno iniziano la ricerca di piante adatte per deporre le uova.

Ogni femmina produce un "ammasso" di uova che viene fissato ad un ago dell'albero ospitante L'ammasso può contenere fino a 300 uova, dalle quali dopo almeno 4 settimane nascono le tipiche larve.

In poco tempo, spogliato completamente un ramo, si muovono in fila alla ricerca di nuovo nutrimento.

I bruchi vivono in gruppo. Inizialmente sono nomadi, spostandosi di ramo in ramo costruendo nuovi nidi provvisori, ma verso ottobre formano un nido sericeo dove affronteranno l'inverno.

L'attività riprende in primavera e le processionarie, in genere verso la fine di maggio, si dirigono in un luogo adatto per tessere il bozzolo.

Trovatolo, lì si interrano ad una profondità variabile di circa 15 cm. Lo stato di crisalide ha durata di circa un mese, ma può prolungarsi anche per uno o più anni.

L’insetto, raggiunta la maturità e avvenuta la metamorfosi, durante il mese di luglio esce dal bozzolo.

L’adulto è una falena con ali larghe 3-4 cm, di colore grigio con delle striature marroni; la femmina è solitamente di dimensioni lievemente maggiori del maschio e la loro vita è molto breve: non più di 2 giorni.

Le femmine sono le prime a recarsi sugli alberi ad alto fusto, dove vengono in seguito fecondate dal maschio.

Il lepidottero vola alla ricerca della pianta più adatta per la deposizione delle uova e il ciclo ricomincia.

La processionaria può costituire un grave pericolo per l'uomo e gli altri animali.

I peli urticanti dell'insetto allo stato larvale sono velenosi, e in alcuni casi possono provocare una grave reazione allergica ed in casi più gravi uno shock anafilattico.

Per gli animali, specialmente i cani,i peli urticanti, entrando in contatto con la lingua, causano una distruzione del tessuto cellulare: il danno può essere talmente grave da provocare processi di necrosi con la conseguente perdita di porzioni di lingua.

Altri sintomi rilevanti sono: la perdita di vivacità del soggetto, febbre, rifiuto del cibo, vomito e diarrea e soprattutto quest’ultima può essere anche emorragica.

Esistono differenti metodi per combattere la processionaria. La lotta meccanica consiste nel togliere manualmente dalla pianta infestata i nidi di processionaria.
Tale operazione viene svolta solitamente in inverno, prima che le larve siano uscite dal nido.

La lotta microbiologica è attualmente il metodo di intervento più utilizzato e consiste nell'impiego di un batterio che, colpita una processionaria, paralizza la larva danneggiandone i centri nervosi. Tale insetticida colpisce solo alcuni lepidotteri, dunque non risulta pericoloso per la biodiversità della zona in cui il trattamento viene effettuato.

Altri metodi sono l’uso di trappole (meccaniche che usano colle speciali o feromoni, sostanze chimiche rilasciate dalla femmina per attirare il maschio durante il periodo dell'accoppiamento) oppure attraverso l’endoterapia, cioè il trattamento fitosanitario eseguito attraverso l’immissione di sostanze insetticide e/o fungicide direttamente all’interno del sistema vascolare della pianta.

Il ministro delle politiche agricole, con decreto del 30 ottobre 2007, ha reso obbligatoria la lotta contro la processionaria del pino e speriamo che anche il Comune di Albisola Superiore faccia qualcosa per tutelare la salute degli albisolesi".

Com. Diego Gambaretto