Savona - 29 dicembre 2011, 16:58

Orgoglio nero opaco

Le “autorità preposte” se ne guardarono bene dall’invitarci alla “mostra multimediale e interattiva” tenutasi al Priamar a fine novembre in occasione dei 110 anni della Camera del Lavoro. Ma le foto di un nostro affezionato lettore ci riportano alla cache alcune utili immagini dell’ “evento”

...evento del quale ci eravamo onestamente scordati.


Rileggendo online le recensioni di “Mano'dOpera” (così è scritto il titolo, forse una svista sull'argomento) cori e sezioni di archi - inutile precisarlo - si sprecano.

                                   

Nelle immagini, oltre ad un’inquietante mucchio di carbone, svettava un tabellone nero con queste parole:

“C’era una volta il carbone dei gruisti che era pericoloso perchè si sfidavano i gas, i forni, i fuochi. Il carbone che non andava via dalla pelle, dalle mani, per quanto uno si strofinasse ne portava sempre un’ombra sul viso, sotto gli occhi. Un carbone antico che arrivava sui vascelli inglesi, un carbone moderno che dentro i vagonetti, ancora oggi dopo cent’anni, dal mare sale al cielo, direzione Valbormida, sopra la testa dei savonesi”



Qualcuno ci legge romanticismo, altri "suggestioni", altri ancora un che di raccapricciante che fa a pugni con i fatti, che purtroppo hanno la testa più dura dei Minatori del Sulcis.

Ma vediamo...

Innanzi tutto non si capisce cosa differenzi il carbone “antico” o “di una volta” con quello moderno, dato che il medesimo sottoterra sta da milioni di anni. Chiedere per credere ai minatori cileni rimasti intrappolati a qualche centinaio di metri sotto terra lo scorso anno.

Ma se vogliamo andare indietro, anche a quelli italiani crepati a Marcinelle, e se vogliamo stare all’oggi a quelli che muoiono ogni giorno per cavar sta roba dalle viscere della terra, in ogni angolo di pianeta.

Ma forse la vita di un minatore cinese viene istintivamente considerata un qualcosina di meno. Pochi giorni prima dell'inaugurazione, in una miniera di carbone cinese, erano morti solo in venti. Che vuoi fare... chi non fa non sbaglia.

http://www.philstar.com/Article.aspx?articleId=746646&publicationSubCategoryId=200

Nel civile Sud Africa dal 1960 ad oggi si contano 591 minatori morti. Centootto ne morirono in Russia nel recente 2007, mentre nella vicina Polonia, andò così:

  • 1550 - "Golden Donkey" in Złoty Stok - 59 killed
  • 1880 – Renard coal mine in Sosnowiec - 200 killed.
  • 1896 – Kleofas coal mine in Katowice – 104 killed.
  • 1923 – Rozbark in Bytom – 145 killed.
  • 1931 – Wacław coal mine in Nowa Ruda – 151 killed.
  • 1941 – Nowa Ruda coal mine in Nowa Ruda – 180 killed.
  • 1954, 21 March - Barbara-Wyzwolenie coal mine in Chorzów - 81-102 killed
  • 1958, 28 August – Makoszowy coal mine in Zabrze - 72 killed.
  • 1971, 23 March – Rokitnica coal mine in Zabrze– 10 killed (after seven days rescuers found Alojzy Piątek alive).
  • 1974, 28 June – Silesia coal mine in Czechowice-Dziedzice - 34 killed.
  • 1978, 5 July – Staszic coal mine in Katowice - 4 killed.
  • 1979, 10 October – Dymitrow coal mine in Bytom - 34 killed.
  • 1979, 30 October - Silesia coal mine in Czechowice-Dziedzice - 22 killed (twenty days after disaster in Dymitrow)
  • 1982, 29–30 November – Dymitrow coal nime in Bytom - 19 killed.
  • 1985, 22 December – Wałbrzych coal mine in Wałbrzych – 18 killed.
  • 1987, 4 February – Mysłowice coal mine in Mysłowice – 18 killed.
  • 1990, 16 January - Halemba coal mine in Ruda Śląska - 19 killed
  • 1990 – Śląsk coal mine in Ruda Śląska - 4 killed.
  • 1991 – Halemba coal mine in Ruda Śląska - 5 killed.
  • 1993 – Miechowice coal mine in Bytom – 6 killed.
  • 1995 – Nowy Wirek coal mine in Ruda Śląska – 5 killed.
  • 1996 – Bielszowice coal mine in Zabrze - 5 killed
  • 1998, 24 February – Niwka-Modrzejów coal mine in Sosnowiec – death of 6 rescuers.
  • 2000 – mining enterprise in Piekary Śląskie – 3 killed.
  • 2002, 6 February – Jas-Mos coal mine in Jastrzębie Zdrój – 10 killed.
  • 2005, June – Pokój coal mine Ruda Śląska – 2 killed. In the same year in Zofiówka (Jastrzębie Zdrój), three persons died.
  • 2006, 27 July – Pokój coal mine - 4 miners killed.
  • 2006, 21 November - a methane explosion killed 23 people in Halemba in Ruda Śląska
  • 2009, 18 September - a methane explosion killed 20 people in Wujek-Śląsk in Ruda Śląska (12 died in coal mine, 8 in hospitals)

Poi ci sono tutti gli altri Paesi. Nella sola Cina, ogni anno, i minatori del carbone morti sul lavoro sono oltre 5000.

Non è difficile, basta documentarsi, anche solo in internet o su Wikipedia. Troveremo - anche per il carbone - qualche negazionista?


Per “i gas, i forni, i fuochi” citati a caso, è sufficiente invece una rapida capatina in quel di Bragno (Valbormida - SV) anche in quest'anno del signore 2011, per vedere quell’ombra nera sul viso dei lavoratori.

Anche di quelli in sub - subappalto.

Anche di Giancarlo Garabello forse, morto sul lavoro nell'inverno del 2008; o di Santino Barberis, quello che ci ha lasciato le penne il 13 settembre scorso.



Il carbone moderno non arriva più sui “vascelli inglesi” ma su più banali cargo targati Hong Kong (uno si chiama addirittura "Great Bless" : Grande Benedizione)

per essere scaricato a porto Vado dalle stesse benne, all’aperto, che dopo qualche dì scaricheranno cereali destinati al consumo umano.

Ma che importa?

Tanto c’è il “carbone moderno” specie secondo chi lo spinge - che non viaggia affatto come scritto dentro i vagonetti, che dopo una ristrutturazione da 50 milioni di Euro pubblici e l’impiego di note imprese locali, giacciono sospesi e immobili ma dentro una infinita teoria di camion (delle stesse imprese) che scorre su e giù dalla statale 29 del Cadibona. Certo, camion "moderni".

 

Ma che importa? Si è lavorato, e questo è quel che conta...

                 Formidabile confondere il Lavoro con i lavori.

Una volta i lavoratori del carbone erano tanti, malpagati e a rischio vita. E oggi?

 

Pure.

Ma intanto si straparla d’occupazione mentre si trattano i piani di incentivi all’esodo per far sloggiare la “Mano’dopera” a suon di decine di migliaia di Euro, purchè si tolgano di torno, purchè non gravino ancora sul dio Fatturato.

Un'esigua minoranza pagata ma non protetta, ridotta ormai a poche decine di lavoratori, che quando si ammalano e muoiono lo fanno in silenzio, con cento milioni di vecchie lire di buonuscita.

Un privilegio peloso ed arcaico, del quale non godono purtroppo i Cittadini cge respirano il core business canceroso del Problema, costretti ad inalare quella merda, privata e superflua, senza neppure un premio di produzione.

Ma forse siam noialtri ad essere polemici, a non capire.

Saremo senz'altro noi.

mpm