Attualità - 21 dicembre 2011, 13:45

Il Consiglio comunale di Carcare boccia il biodigestore Ferrania

L’intervento più applaudito, quello di Rodolfo Mirri che boccia classe politica e imprenditori. "“Questo deve fare un Consiglio comunale di fronte ad argomenti così importanti: lasciare da parte appartenenze politiche e polemiche, ma, attraverso il confronto responsabile e pacato, ma chiaro, prendere una posizione netta, che superi colorazioni politiche o di bandiera, ma esprima la posizione del territorio. Ed è quanto è avvenuto questa sera"

Nella parole del sindaco Franco Bologna la sintesi del Consiglio comunale di ieri sera per quanto riguardava il punto più importante: la mozione sul biodigestore di Ferrania Ecologia proposta dal gruppo consigliare “Noi per Carcare”, che è stata poi approvata praticamente all’unanimità (unico astenuto il consigliere di minoranza Alberto Castellano).

Nella gremita, anche perché decisamente ridotta, Sala consigliare molti esponenti delle associazioni ambientaliste cairesi, che hanno risposto all’appello lanciato dal capogruppo di “Noi per Carcare”, Alessandro Ferraris. Prima della discussione della mozione, il Consiglio è stato interrotto per permettere l’intervento in contraddittorio del dottor Pizzorno, per Ferrania Ecologia, e del dottor Chinazzo, presidente del circolo cairese di Legambiente. Entrambi hanno illustrato le rispettive posizioni in modo chiaro e, anche se sembrerebbe una contraddizione, soddisfacente e esauriente per entrambi le “campane”. Pizzorno dettagliando con estrema chiarezza le fasi di lavorazione, la sicurezza, l’assenza di emissioni, la necessità di aumentare la raccolta differenziata e quindi di trattare il rifiuto umido, e come la stessa Legambiente nazionale sia favorevole a quel tipo di impianti. Chinazzo, altrettanto chiaramente e pacatamente, illustrando i motivi del rifiuto, che, riferendosi proprio alla posizione di Legambiente nazionale, non è un rifiuto generale per quegli impianti, ma si incentra su quell’impianto, la sua portata, la sua collocazione e la tipologia delle categorie di rifiuto che possono essere trattate.

Poi si è entrati in merito alla mozione, promossa dal gruppo di maggioranza di matrice leghista, che parte da presupposti come il fallimento dei vari accordi di programma per il rilancio della Ferrania, nonostante l’impiego di ingenti risorse pubbliche; la classificazione del biodigestore come “industria insalubre di 1 categoria” così come lo è “Ferrania Farma”, e citando la centrale a biomasse mai abbandonata e la futura Cartiera.Alessandro Ferrarsi si è poi soffermato sia sulla discarica chiusa di Baraccamenti, presente nell’area del biodigestore; sia, soprattutto, sull’imponente accumulo di detriti, stimati 36 mila mq, sul quale è stato presentato un esposto in Procura dal WWF e da ARE Valbormida e sul quale il consigliere regionale Torterolo ha presentato un’interrogazione. Criticando, quindi, le dimensioni e la taglia del biodigestore, non certo a servizio della Val Bormida, e quindi con la prospettiva della crezione, nelle aree Ferrania, di un grande polo dello smaltimento di rifiuti; e ricordando la situazione ambientale e sanitaria della Valle Bormida, citando anche l’incidenza delle patologie tumorali, il gruppo “Noi per Carcare” esprime, quindi, un giudizio totalmente negativo sull’impianto. La mozione impegna, quindi, il Consiglio comunale carcarese “a inviare alla Regione Liguria una formale richiesta di sospensione della VIA al fine di poter procedere ad una serie di accertamenti di carattere tecnico-ambientale volti a stabilire l’idoneità del sito ad ospitare l’impianto”.

Nella mozione si richiedono alla Regione anche accertamenti in merito: “indagine sulla qualità dell’aria; valutazione dell’impatto sanitario; definizione della natura dei materiali dell’accumulo detritico, caratterizzazione ambientale del suolo e delle acque di falda del sito”. Negativo anche il parere del capogruppo del Pd, nonché ex sindaco, Angela Nicolini. Il suo pensiero si può riassumere con “Abbiamo già dato”, ricordando, poi, come su quel sito “sia già stato proposto di tutto e di più, e solo la parte pubblica ha fatto quanto di sua competenza”. La Nicolini, esprimendo perplessità anche sul futuro insediamento di una cartiera, “mi risulta che siano tra le industrie più inquinanti”, ha, però, replicato a Ferrarsi quando questi rivendicava come “contrariamente a quanto succedeva in passato, l’attuale amministrazione comunale di Cairo (centro-sinistra) non ha ritenuto coinvolgere Carcare nelle valutazioni e riflessioni di un insediamento che potrebbe avere gravi ripercussioni anche sul nostro territorio”. La Nicolini gli ha, però, ricordato al giovane capogruppo che “, in realtà, mai, nemmeno quando vi era un’amministrazione di centro-destra, Cairo ha coinvolto Carcare nei progetti che riguardano il sito di Ferrania”.

Ma l’intervento più applaudito è stato quello del capogruppo di “Carcare Futuro” Rodolfo Mirri, che ha veramente bacchettato tutti e tutto, in un excursus sulle scelte sbagliate che hanno caratterizzato questa situazione in Val Bormida. Lanciando anche accuse decisamente gravi. Ha dichiarato, Mirri: “Nella prima metà degli anni duemila la Provincia di Savona, col concorso dei Comuni, elaborò il progetto “Città delle Bormide” per lo sviluppo logistico, economico e occupazionale del territorio Valbormidese che prevedeva anche lo sviluppo industriale di qualità e di compatibilità ambientale. Che fine ha fatto quella programmazione, quel percorso? E’ stata sostituita dalla legge del profitto, con il portafoglio che prevale su tutto, sul buon senso, sul consenso dei cittadini, sulla salubrità ambientale già tanto compromessa e devastata da decenni di speculazione economica e ambientale. Presenti il tuo progetto all’Amministrazione, magari un progetto assurdo, totalmente avulso dalle esigenze del territorio e da quell’ambiente; magari collocato al confine geografico del comune vicino, così non disturba più di tanto; offri ai cittadini una parvenza di convenienza economica ed il gioco è fatto; progetto magari equivoco ma approvato!” E ha proseguito: “Qualche avveduto politico pensò di fare riconoscere la Valbormida “AREA AD ALTO RISCHIO AMBIENTALE” perché  da tale classificazione ne sarebbero venuti consistenti finanziamenti per il suo rilancio. Da allora siamo accompagnati da questo indelebile, nefasto marchio, “AREA AD ALTO RISCHIO AMBIENTALE”, che noi tutti ci vogliamo scrollare di dosso, ridando a questo territorio la dignità e la vivibilità che i suoi laboriosi cittadini meritano. La realtà è ben diversa: gli stabilimenti Montedison e Acna sono stati chiusi; la Comilog ha cessato l’attività lasciando il sito inquinato; la Ferrania ha sostanzialmente chiuso bottega; promesse a valanga, molte le cerimonie di firma protocolli con impegni mai mantenuti, esempio eclatante di flop proprio il caso Ferrania le cui onerosità sono sulle spalle dei contribuenti. Il problema della Italiana Coke, una struttura obsoleta, forse poco sicura, che con le sue emissioni  direi misteriose, da anni opera in spregio alle più elementari norme di rispetto della salute pubblica e che per tale motivo, con precise connivenze e responsabilità degli Enti preposti, da anni rifiuta il controllo delle emissioni atmosferiche, ben conscia di essere lontana dal rispetto della normativa poiché chi rispetta la legge non ha timore di sottoporsi ai suoi controlli”. Per Mirri “la realtà attuale testimonia responsabilità e colpe di classi dirigenti imprenditoriali, tecniche e amministrative che con poco senso di responsabilità hanno gestito aziende, territorio e ambiente.”Il denaro non ha odore” soprattutto se l’odore è distante dalla propria abitazione. Il tutto creando otto posti di lavoro. Ma è chiaro che più si insediano industrie inquinanti e meno imprenditori saranno disponibili ad investire in attività che ne sarebbero danneggiate nell’immagine e dal pericolo d’inquinamento”. E ha concluso: “Quindi a questa nuova provocazione il nostro è un NO fermo. Un NO che è anche un invito  a tutti i colleghi che amministrano i Comuni della Valbormida affinchè siano unanimi nel dichiarare una volta per tutte a Provincia Regione e Governo centrale che non possono continuare a considerare la Valle Bormida la pattumiera della riviera, ed il ricettacolo di tutto ciò che viene rifiutato dalle Provincie e dalla Regione. E diciamo anche chiaramente che il nostro NO è condizionato dal fatto che non ci fidiamo delle garanzie e dei controlli che gli enti preposti dovrebbero fare”.    

 

e.m.