Attualità - 02 dicembre 2011, 15:21

Vado Kaputt Fundi

Ora c'è l'imprimatur in ceralacca là dove una volta c'era solo.... La Relazione Arpal sullo stato dell'ambiente in Liguria - anno 2011 - Ambiente Marino e Costiero. Indicatore: Stato chimico dei sedimenti marino - costieri

Finalita':


Valuta la presenza di sostanze pericolose nei sedimenti marini in relazione agli standard di qualità ambientale (SQA), ossia soglie di concentrazione fissate dal D.Lgs. 152/06.

Entità considerata

Dpsir

Fonte

Livello massimo di disaggregazione disponibile

Trend

Situazione

Concentrazioni

Stato

Sistema Informativo Reg. Qualità Acque Marine

Puntuale


Condizioni negative

Commento all'indcatore:

Sono ormai anni che Arpal effettua per la Regione il monitoraggio dei sedimenti marini, ma è solo dalla fine del 2009 che la normativa nazionale ha individuato gli standard di qualità chimici da utilizzare come soglie di riferimento.

Per ognuno dei 26 corpi idrici marini della Liguria esiste pertanto a partire dal 2001 una buona serie storica di dati; occorre precisare che la scelta della Liguria è stata la più rigorosa: collocare i punti di controllo in condizioni "conservative", quelle cioè in cui i fenomeni di inquinamento risultano più accentuate: tale strategia è stata realizzata posizionando le stazioni davanti ai principali corsi d'acqua e in coincidenza di sedimenti pelitici (cioè a fine granulometria, che comporta un effetto "spugna" verso le sostanze inquinanti).



Fatte queste premesse occorre rilevare che il controllo chimico sulla matrice sedimento è quello che evidenzia i risultati peggiori fra tutti i comparti marini indagati; tutte le principali famiglie di inquinanti (metalli, idrocarburi, PCB, pesticidi) appaiono piuttosto diffuse lungo l'intero arco ligure con tenori superiori agli standard; in realtà per quanto riguarda la presenza di metalli (quali ad esempio Arsenico, Cadmio, Cromo, Mercurio, Piombo) esistono ragionevoli certezze che nella maggior parte dei casi i valori osservati siano in realtà normali in relazione alla natura geologica del terrtiorio ligure: la normativa in effetti ammette che in questi casi gli standard nazionali possano essere sostituiti da valori locali individuati con solide basi scientifiche e questa attività pianificatoria risulta pertanto particolarmente necessaria ed urgente per la Liguria.

Per gli altri gruppi di sostanze, di esclusiva origine antropica, si tratta invece di un sicuro effetto di inquinamento dovuto all'uomo; per gli IPA (idrocarburi persistenti e potenzialmente tossici) i PCB e le diossine (sostanze organoalogenate con simili caratteristiche di durevolezza e dannosità) i valori più elevati si incontrano nelle province di Savona e Genova, in corrispondenza dei grandi centri portuali ed urbani; in questo caso risulta molto difficile, nonché probabilmente scorretto, puntare il dito verso una particolare causa (eh, si. Possiamo capirvi, ndr) in quanto l'origine di tali sostanze è sicuramente variegata e associata a molteplici aspetti della vita moderna e delle attività produttive (traffico, riscaldamento, produzione di energia, attività portuali ed industriali).

Nel caso dei pesticidi come ad esempio il DDT è invece possibile almeno in via preliminare ipotizzare una causa prevalente, in quanto la zona più "calda" risulta il tratto di costa del ponente ligure più interessato dalle attività florovivaistiche.

Nel caso di tali superi la normativa prevede che si debbano effettuare approfondimenti per verificare la natura della contaminazione (se pregressa o in atto), le sue cause e l'effettiva pericolosità per l'ambiente e per la salute umana; sotto quest'ultimo aspetto si hanno fortunatamente già alcune risposte rassicuranti: riguardo al rischio ecologico, le comunità dei macroinvertebrati bentonici (si veda l'indicatore M-ambi), campionati esattamente negli stessi siti monitorati per lo stato chimico, non mostrano sensibili effetti negativi; per quanto riguarda invece il rischio sanitario, il monitoraggio effettuato dalla Regione sui prodotti della pesca (sulla base di una norma comunitaria che ha definito soglie di concentrazione per metalli, PCB, IPA) non ha finora indicato criticità sulla catena alimentare.

Il fatto che nelle acque le medesime sostanze non siano presenti o lo siano in maniera molto più blanda potrebbe indicare una natura relittuale dell'inquinamento dei sedimenti ma non si può certo generalizzare o fermarsi a valutazioni preliminari; occorre sicuramente approfondire in maniera sitospecifica attraverso l'analisi dei trend (variazioni temporali) e delle possibili fonti di contaminazione, attività che è già incominciata a partire dal 2011.

 

 

Figura 1: Classi di conformità agli standard di qualità ambientale (SQA) per i sedimenti marino-costieri.

 

 

 

 

Figura 2: Classi di conformità agli standard di qualità ambientale (SQA) dei 26 corpi idrici per l'anno 2009 per i sedimenti marino-costieri.


 

 

 

 

 

Figura 3: Classi di conformità agli standard di qualità ambientale (SQA) dei 26 corpi idrici per l'anno 2010 per i sedimenti marino-costieri.

 

SN