Mentre l'intero Paese si dibatte nel mezzo di una crisi epocale, che rischia di mettere in ginocchio l'economia europea e non solo, mentre il Governo Monti, appena insediato per riparare ai guasti drammatici provocati al tessuto economico e sociale dal berlusconismo che ha dominato la scena politica degli ultimi diciassette anni, promette sacrifici pesanti per tutti i cittadini, mentre anche a Savona la crisi provoca perdita di posti di lavoro e tagli insopportabili a sanità e trasporti pubblici, solo una istituzione assiste impassibile a tutto questo: la Provincia di Savona, o meglio il suo presidente.
Dopo due anni e mezzo dal suo insediamento le uniche attività che si riconoscono alla Provincia è un inutile e fuorviante dibattito sulla creazione di una mega provincia con Imperia e Cuneo, indifferente rispetto ai confini regionali di Liguria e Piemonte ed insensibile rispetto alla reale utilità di un'istituzione provinciale ed una iniziativa di sponsorizzazione di una squadra di calcio, neppure savonese.
Null'altro è stato fatto: non un piano dei rifiuti degno di questo nome, non una iniziativa a favore dell'occupazione e della formazione professionale, non un balbettio su viabilità e trasporti o di difesa ambientale e valorizzazione di beni culturali.
Ed oggi, davanti a questo evidente fallimento, l'unica risposta che il presidente è in grado di dare è quella di un rimpasto di giunta, nascondendo a se stesso ed ai cittadini che il vero fallimento non è dei singoli assessori, ma di chi li coordina.
Uno spettacolo deludente che, nelle intenzioni del presidente, deve andare avanti in nome di una visione personalistica e proprietaria della politica e della cosa pubblica, indifferente dinanzi alle macerie che questa visione porta con sé, come già Berlusconi ci ha mostrato ed i cui guasti sono davanti agli occhi di tutti.