Attualità - 19 novembre 2011, 13:57

Presunti innocenti ed esercizi di Buona Fede III°

La corte di appello di Genova conferma la condanna per don Luciano Massaferro

Mercoledì 30 dicembre 2009 all'indomani dell'arresto di don Luciano Massaferro, accusato di molestie nei confronti di una minorenne, Savonanews.it pubblicava una nota intitolata: "CAUTELA E TRASPARENZA", che cominciava così:

"La presunzione di innocenza dettata dalla Costituzione vale anche per i preti accusati di pedofilia. Anche per i savonesi don Giorgio Barbacini e don Luciano Massaferro. Ma il problema, inutile nasconderselo, esiste. La Santa Sede, cosciente della portata civile e mediatica, si è già più volte espressa su posizioni nette. Più titubanti sembrano le diocesi, che hanno grosse difficoltà a maneggiare direttamente tematiche spinose ed ingestibili come questa, senza dare l'idea di assolvere anzitempo l'indagato (opponendo un coro di solidarietà alle sue buone opere) o quella di metterlo all'indice, con la temuta conseguenza di una auto - delegittimazione.

(...) Sia la cautela che la trasparenza, giorno dopo giorno, sembrano venir meno: la nuova linea della difesa vira verso la facoltà di non rispondere, cedendo la parola alla diocesi di Albenga - Imperia, la quale a buon titolo e forse suo malgrado finisce su un autorevolissimo quotidiano come l'Avvenire.

Tre i punti espressi:


- Stigmatizzare l'efferata dottrina dello "sbatti il mostro in prima pagina"

- Ribadire il difficile contesto familiare del minore ed insinuare il fattore "fantasia"

- Attaccare la Procura della Repubblica di Savona che non avrebbe convocato i testimoni a favore di Don Luciano Massaferro

Strano. Da vent'anni al timone della diocesi di Albenga - Imperia monsignor Mario Oliveri è mente troppo fine in diplomazia pontificia per concepire e/o sottoscrivere un intervento a gamba tesa come questo.

Strano.

Ha certamente ragione l'arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco, quando rimprovera i giornalisti di non conoscere la realtà della Chiesa e rappresentandola con un'informazione distorta. Siamo consapevolmente tra questi, e/ma umilmente ci proviamo.

Partiamo dal terzo punto: l'anomalo affondo della diocesi di Albenga sulla procura di Savona.

Un indagine della magistratura è cosa diversa da un televoto. Nel televoto (si) contano le preferenze, in un indagine no.

Un esempio è già chiaro: tutti i vicini di casa di un presunto omicida - al momento reo confesso - lo conoscono come ottima persona, ma in preda ad un raptus o per insana abitudine, questi commette fior di reati. Ecco che la sua colpevolezza non può e non deve essere stabilita per alzata di mano tra favorevoli o contrari alla sua condotta, ma sulla base di elementi probatori oggettivi e/o di testimonianze giurate, se vogliamo escludere una laica confessione. E' banale ma non troppo, e vale per tutti come la Legge.


Non si può procedere per alzata di mano pro / contro l'indagato. Sarebbe come se per un sospettato di furto venissero convocati in procura i suoi amici per essere ascoltati su quanto affabile e generoso sia stato in vita propria l'indagato. (Questo vale soprattutto per le claque innocentiste che raccolsero firme pro-innocenza)
 
Secondo punto: che la ragazzina minorenne - PRESUNTA vittima delle PRESUNTE attenzioni - si sia inventata tutto però, lo si può pubblicamente sostenere al tavolo di un bar, un po' meno sulle pagine dell'Avvenire. Per rispetto alla Chiesa e all'Avvenire, appunto.

Anche perché altrimenti "non vale": è troppo autorevole ed influente una Diocesi anche solo per adombrare un sospetto di questo tipo a discredito dell'accusa, prima di un giusto processo. Ha leve troppo poderose sulle coscienze di fedeli e politici, per sparigliare d'anticipo, e lo sa. Perché la fondatezza delle accuse così come le ragioni della difesa - in caso di reato - sono nelle mani di un Giudice. E le regole, anche del gioco - quando in gioco c'è la libertà, la faccia e la vita di persone minorenni e non - valgono per tutti i poteri protagonisti della vicenda.
Poteri carichi di autorità e degni di rispetto: dunque, se giustamente si protesta contro processi sommari sulle locandine gialle dei giornali, non sono diplomaticamente praticabili alte insinuazioni sull'attendibilità della (presunta) vittima, in fase "istruttoria".
 
Quanto al "mostro in prima pagina", semplicemente No. Nell'era di internet, non si può più chiosare con "è la stampa, bellezza".


Con la notizia non si incarta più il pesce il giorno dopo. I nomi e le fotografie restano, più che nelle coscienze sommerse dal flusso mediatico, nei motori di ricerca. E questi moderni oracoli tra un paio di decenni non saranno ingialliti come la carta, ma pronti a ri-vomitare addosso all'utente cercatore un'informazione sbagliata, un processo sommario, un'assoluzione gratis o una mezza gogna buttata lì - a suo tempo - per far copie / ascolti.


Dopo quella giudiziaria e quella ecclesiastica qui galleggia l'altra responsabilità, quella di giornalisti e giornali, troppo influenti a loro volta per esercitare con insostenibile leggerezza un ruolo conquistato con secoli di lavoro, al servizio dei poteri ma soprattutto dei lettori.

(Ma ad oggi e sino in Cassazione, i fatti sembrano questa volta dar ragione ai giornali e ai giornalisti)


Ci si conceda un esercizio di ingenuità, che a volte aiuta a capire.

Normale dunque (ma non giusto) che una diocesi - parlando di abusi - ricordi a contraltare l'altissimo sacrificio dei Missionari di tutto il mondo, non giusto che un giudice ricordi i magistrati ammazzati per giustificare un'errore giudiziario, né che i giornalisti ricordino i colleghi morti (fisicamente o professionalmente) nel tentativo di informare, a legittimare una notizia sbagliata, o non rettificata.

Come scrivevamo a fine anno nel pezzo "Cautela e Trasparenza" dopo le vittime di violenze, la Chiesa Cattolica è la prima danneggiata da comportamenti delittuosi (quando accertati) e bene farebbe, piuttosto che contrattaccare in maniera tutto sommato scomposta, a rendersi protagonista di un' "operazione trasparenza", che difficilmente vedrebbe contrari fedeli e laici, secondo uno stile consolidato in due millenni, e soprattutto allineato al suo prestigio.


www.savonanews.it/2011/02/10/leggi-notizia/argomenti/il-punto-di-mario-molinari/articolo/intermezzo-presunti-innocenti-ed-esercizi-di-buona-fede.html

 

mpm