Attualità - 17 novembre 2011, 17:28

Giornata mondiale dello studente

Migliaia di giovanissimi in piazza sfidano il potere delle banche e il patto per la stabilità

“Ogni individuo ha diritto all’istruzione … Essa deve promuovere la comprensione, la tolleranza e l’amicizia fra tutte le nazioni, i gruppi razziali e religiosi, e deve favorire … il mantenimento della Pace”
(dall’art. 26 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani)

Tanti. Veramente, veramente tanti.

Tanti furono gli studenti che, il 17 novembre 1939 a Praga, trasformarono il funerale di un loro compagno in una grande mobilitazione studentesca contro l'occupazione Nazista. E tanti, circa 1200 di loro, furono arrestati e deportati nei campi di concentramento.

Tanti, furono gli studenti del Politecnico di Atene che il 17 Novembre 1973 insorsero, creando i presupposti per la caduta della dittatura militare in Grecia.

Tanti furono i giovani che, nel Forum Mondiale Sociale di Bombay, nel 2004 chiesero di considerare il 17 Novembre come il Primo Maggio studentesco.

E tanti, veramente tanti giovani che oggi, 17 Novembre 2011, sono scesi in piazza assieme ai lavoratori appartenenti alle forze sindacali di base (CUB, COBAS etc), rispondendo alla chiamata nella Giornata Mondiale dello Studente e alla Terza Giornata della Collera.

A Milano, assieme a circa 1000 lavoratori, quasi 3000 studenti hanno sfilato da Piazza Castello per le strade del centro, cartelli alla mano, striscioni, volti dipinti e sound system “a palla”, per poi terminare il corteo in  Cadorna, dove si sono dati appuntamento all'assemblea generale, per decidere delle prossime iniziative.

Una manifestazione colorata, fatta di canti e di cori, di giocolieri e di slogan urlati, e tanti, veramente tanti pugni alzati.

Ancora una volta, come 72 anni fa, quella che molti pensavano si rivelasse una semplice giornata di festa (o di cordoglio), si è trasformata in una giornata di lotta politica, una giornata di rabbia.

A discapito dei continui appelli dei politici di turno (è proprio il caso di dirlo) all'unità, in vista dei “sacrifici da compiere” per rilanciare un paese allo sfacelo.

Eh già, perchè oggi, nel mirino, non c'erano solo Berlusconi e le sue ricchezze, che gli studenti dicono (esplicitamente) debbano essere sequestrate in toto e redistribuite, senza risarcimento.
Oggi, sul banco degli imputati c'era Monti e il suo passato di dirigente nelle banche, a cui un gruppo di universitari ha voluto dare un “caloroso benvenuto”, sfidando lle forze dell'ordine per arrivare alla Bocconi, dove proprio Monti è stato Rettore dell'Istituto di Economia Politica.

Studenti che sanno documentarsi, non c'è dubbio. E che capiscono al volo l'aria che tira.
Non è un caso infatti, a voler vedere il percorso fatto in questi anni, come gli slogan, prima incentrati solo su Berlusconi e sulla sua tracotanza, oggi si trasformino in veri e propri comizi su vertenze molto più ampie e strettamente legate al sistema economico vigente, identificando nella controparte proprio un personaggio come Monti: figlio di un direttore di banca, ex commissario europeo per la concorrenza e direttore della Banca Commerciale Italiana (tra le altre cose).

Per usare le loro parole, così recita la lettera /appello degli studenti e delle studentesse medi e universitari di Roma:

“Siamo convinti che il Governo Monti applicherà tutte le misure che la BCE ha imposto all’Italia, come ricatto per uscire dalla crisi: privatizzazioni, riduzione dei diritti, smantellamento dello stato sociale; siamo convinti che ci diranno che ogni nostro “no” disturberebbe la quiete dei mercati, mettendo in pericolo la stabilità economica e la crescita.

Ci inviteranno ad essere tutti più responsabili, dicendo che “responsabilità” sia sinonimo di “scelta obbligata”. Noi siamo convinti invece che oggi “responsabilità” voglia dire “non rinunciare”.

Non rinunciare a portare avanti tutte le nostre battaglie per un’università diversa, per la ricerca e la scuola pubblica, contro la precarietà, la riduzione dei diritti dei lavoratori e la privatizzazione dei beni comuni. La nostra battaglia contro chi vuole far pagare la crisi a tutti noi e non a quell’ 1% che specula e fa profitti quando le agenzie di rating declassano il nostro debito pubblico.”

Un messaggio ben condiviso dai lavoratori presenti in piazza, che attraverso le organizzazioni sindacali di base offrono proposte alternative concrete per uscire dalla crisi e rilanciare uno stato sociale con strutture gratuite per tutti, dalla casa alla scuola, alla sanità pubblica:
Introduzione di una patrimoniale sui grandi patrimoni.
Moratoria sugli interessi sul debito; vendita del tesoro della Banca d’Italia ( 100 m.di di euro).
Lotta all’evasione fiscale, alla corruzione, al lavoro nero, agli infortuni ( 400 m.di di  € annui).
Cancellare l’acquisto dei caccia bombardieri F 35 (16 miliardi) e eliminare le spese militari.
Eliminare i ticket. Potenziare la sanità e la scuola pubblica, usando le risorse di quelle  private.
Tagliare la spesa pubblica per le inutili grandi opere.
Cancellare la norma capestro contenuta nella legge 122 /2010 che ha privato 45.000 lavoratori  del diritto alla mobilità e alla pensione.

Insomma, dopo la manifestazione del 15 Ottobre a Roma e dopo la giornata di oggi, ho il dubbio che si preannunci un inverno caldo.

Matteo Loschi