La tutela degli interessi della comunità è infatti il nostro compito principale e deve prevalere sulle indicazioni delle segreterie dei partiti.
Il piano che è stato predisposto prevede per il ponente savonese la dismissione del reparto di dialisi e la chiusura della Residenza Sanitaria Assistita di Alassio, per poter vendere ai privati l'ex ospedale Val d'Olivo, mentre ora si ventila il "taglio" di uno dei nosocomi presenti, o il nuovo ospedale albenganese o quello di Pietra Ligure.
Un colpo durissimo che oltretutto giunge in contemporanea alle dichiarazioni del presidente regionale Burlando che accenna al risparmio di oltre 40 milioni di euro che si potrebbe ottenere con una gestione più oculata della spesa farmaceutica.
Continuare a garantire alle influentissime case di produzione dei farmaci utili astronomici e proseguire nella consegna del servizio sanitario nelle mani degli imprenditori privati ha come primo effetto quello di privare i cittadini di servizi e strutture vitali, ridimensionandone inoltre il personale, dato che in conseguenza dei tagli strutturali annunciati si parla di lasciare a casa da quest'anno almeno 70 lavoratori interinali.
Chiudere i reparti, abbattere la qualità del servizio, ridurre sensibilmente gli organici, introdurre ticket sulle prestazioni sanitarie e vendere: si tratta di scelte facili, ma sterili e gravissime.
Sterili perché la volontà di "fare cassa" forse risolve la mancanza di fondi nell'immediato, ma non ne elimina le cause strutturali e quindi il problema si ripresenterà di nuovo nel prossimo immediato futuro, quando da vendere saranno restati solo i letti e i macchinari.
Gravissime perché nel nostro caso sono decisioni prese - in senso letterale - sulla pelle di coloro che, oltre a dover convivere con una malattia che li costringe a faticose e dolorose sedute di dialisi, ben presto dovranno raggiungere altri nosocomi fuori città, con tutti i disagi ulteriori che questo fatto provocherà.
Una dialisi come quella di Alassio, sovradimensionata rispetto alle attuali esigenze dell'utenza, non potrebbe essere inserita in un piano che superi i limiti amministrativi delle ASL attingendo al confinante bacino imperiese per il suo pieno utilizzo?
Che dire della RSA? Anziani infermi o non autosufficienti si vedranno “sbattuti fuori” dal Val d'Olivo, su cui si sono già puntati gli sguardi dei costruttori, e famiglie in difficoltà dovranno pagare per l'assistenza domiciliare o per il ricovero in strutture private. Chi non potrà sarà lasciato pressoché solo.
Non è vero, come sostiene Burlando, che oggi l'ex ospedale alassino "è una struttura dall'utilizzo limitato": la RSA necessiterebbe di alcune migliorie (ad esempio letti meccanizzati, vasche adatte a pazienti non deambulanti, un impianto di climatizzazione), ma rappresenta comunque un presidio essenziale per soddisfare la domanda che giunge dal nostro territorio e il fatto di perderla impoverirebbe il comprensorio.
Chiuderla per poter vendere il Val d'Olivo ai privati, domandando contemporaneamente all'amministrazione comunale di variarne la destinazione d'uso a residenziale perché sarebbe - sempre parole di Burlando - "solo un'operazione per valorizzare le strutture e renderle appetibili sul mercato", non farebbe altro che aggiungere la beffa al danno. Trasformare l'immobile in residenziale probabilmente permetterebbe di farlo godere degli aumenti volumetrici previsti dal Piano Casa regionale, e Alassio secondo noi non ha bisogno di altro cemento sulla collina, nemmeno di quello "buono" immaginato dal governatore regionale.
Abbiamo letto che il sindaco Avogadro si è già espresso contro il cambio di destinazione d'uso dello stabile e confidiamo che l'amministrazione alassina resterà salda su questa posizione.
Oggi Sinistra Alassina - pur meravigliandosi del fatto che nessun partito del centrosinistra che governa la Liguria, con la sola eccezione di Rifondazione Comunista, abbia ritenuto doveroso prendere una posizione chiara sulla questione - rivolge un appello alla maggioranza, alle forze di opposizione e a tutte le associazioni che hanno a cuore le sorti della sanità cittadina e comprensoriale affinché, lasciate da parte le diatribe politiche, ci si impegni assieme in questa battaglia contro chiusure, tagli e vendite calate dall'alto, senza un reale confronto con gli operatori della sanità e con le necessità dei cittadini.