- 30 settembre 2011, 18:10

Caviglione: amare riflessioni sul pensiero di Pier Paolo Pasolini

Incredibile come già quasi 40 anni fa Pasolini avesse constatato come la civiltà dei consumi e la massiva cementificazione del territorio stessero irrimediabilmente distruggendo la società italiana, imbarbarendola, aggiungo io, anche nei suoi costumi


E' il fallimento, a livello mondiale, del "consumismo", delle società di mercato, insomma, del capitalismo, a cui del resto si contrappone il fallimento anche delle società comuniste, come pure di quelle basate su qualsiasi tipo di dittatura, nera o rossa che fosse.

Che fare, allora?

Riuscire ad arrivare, o meglio, ad avvicinarsi, alla"vera democrazia", nella quale è il cittadino ad essere al centro della società, non lo Stato, o pochi eletti appartenenti alla politica o alla finanza. Del resto erano già i principi della Rivoluzione francese, rimasti poi, almeno in parte, non applicati.

Certo da allora, di rivoluzione in rivoluzione, nel complesso si sono fatti passi in avanti, anche se, come per una medicina che cura la malattia, si sono avuti vari effetti collaterali( in primis le dittature).

Fare allora un'altra rivoluzione? Penso, e temo, di si! Non vedo in questo tipo di
politica, almeno in Italia, la capacità di fare tutte quelle riforme che vadano nella formazione di una società più giusta, veramente democratica nel senso letterale del termine.

Una volta, nell’antica Grecia, il termine politica derivava da”polis”, e stava quindi a significare”al servizio della comunità, del cittadino.

Oggi … non mi pare proprio.

Marco Caviglione, Cons. Prov.