Attualità - 28 settembre 2011, 10:15

Monitoraggi sulla qualità dell'aria e malattie a Cairo: primi risultati

Preoccupazione per i tumori. Legambiente attacca la Provincia sull'AIA Italiana Coke. Ciafani (Legambiente): "L’AIA (Autorizzazione Ambientale Integrata) rilasciata dalla Provincia all’Italiana Coke sia del tutto insufficiente e inadeguata. Un’autorizzazione così l’Italiana Coke poteva rilasciarsela da sola. Si tratta di un impianto vetusto, con problemi di tenuta stagna, per il quale ci deve essere un obbligo di monitoraggio costante ai camini e no quest’AIA pessima, con prescrizioni blande, con una tempistica incerta”

Il tumore al seno è la neoplasia maligna più diffusa a Cairo, almeno secondo i dati in possesso del centro “Cairo Salute”. Un dato che non sorprende, viste anche le campagne di screening effettuate negli anni scorsi dall’Asl 2. Piuttosto a stupire sono i risultati, del tutto parziali, ovviamente, del monitoraggio sulla qualità dell’aria commissionati lo scorso marzo dal Comune di Cairo all’IST e che vedono le concentrazioni di benzene nell’aria ben al di sotto del limite, con l’eccezione di un unico punto, in Valle Argentera, a ridosso della cokeria, verso la frazione Case Sparse, dove l’IST, infatti, proporrà di installare un altro rilevatore.

Questo quanto emerso nel convegno “Per un’industria diversa in Valbormida - La riduzione degli impatti ambientali per la tutela della salute” organizzato ieri sera a Cairo, dal Circolo Legambiente di Cairo e dal Comune di Cairo. Dopo i saluti del sindaco, Fulvio Briano, che ha sottolineato il buon lavoro che si sta facendo con l’assessore regionale all’Ambiente, Renata Briano, che ha poi partecipato alla tavola rotonda, rimarcando anche che nessun’altra amministrazione cairese ha mai affrontato in modo così concreto e partecipato i problemi ambientali, ad aprire i lavori è stato il presidente del Circolo Legambiente di Cairo, Armando Chinazzo che ha tracciato un lungo viaggio nel tempo dell’industria (inquinante) in Val Bormida per arrivare, alla fine, a dire “Questo territorio non può sopportare altri insediamenti inquinanti, o legati ai rifiuti, come il Biodigestore proposto a Ferrania”.

La platea è stata poi scaldata dall’intervento di Stefano Ciafani, responsabile scientifico nazionale di Legambiente, che ha dichiarato, senza mezzi termini, come “L’AIA (Autorizzazione Ambientale Integrata) rilasciata dalla Provincia all’Italiana Coke sia del tutto insufficiente e inadeguata. Un’autorizzazione così l’Italiana Coke poteva rilasciarsela da sola. Si tratta di un impianto vetusto, con problemi di tenuta stagna, per il quale ci deve essere un obbligo di monitoraggio costante ai camini e no quest’AIA pessima, con prescrizioni blande, con una tempistica incerta”. Ciafani pone poi sul banco degli imputati la Provincia, per aver rilasciato tale autorizzazione e per non essere presente alla serata (invitati il presidente Vaccarezza e l’assessore Marson).

Poi però la sorpresa dei primi dati sulla qualità dell’aria illustrati dal dottor Federico Valerio, dell'IST di Genova. Il  rigore scientifico di Valerio gli fa premettere che si tratta di dati del tutto parziali (la campagna si sviluppa lungo un anno), così come bisogna tener conto delle specifiche condizioni atmosferiche di questo periodo. Inoltre, alcuni ambientalisti già nei mesi scorsi avevano ipotizzato che, visto che i monitoraggi avvengono un mese sì e l’altro no, l’Italiana Coke “calibrasse” le emissioni a seconda se era o meno sotto osservazione. Polemiche e ipotesi a parte, i 34 campionatori, 17 dei quali posizionati con la collaborazione di varie famiglie su finestre e balconi delle abitazioni, evidenziano come la concentrazione di benzene è ben al di sotto dei 5 milligrammi per metro cubo prevista dalla normativa. Soprattutto nei centri abitati, dove si rileva una concentrazione sotto 1 milligrammo. Unico punto di sforo, ed elevato, visto che si arriva ad una concentrazione di 12 milligrammi, è a ridosso dell’Italiana Coke, a nord, lungo Valle Argentera.

Un punto, a dire il vero, “compresso” tra la cokeria e le condizioni morfologiche che potrebbero aver influito ad aumentare il ristagno del benzene. Così come Valerio ha premesso che importantissimi sono i venti, che nei mesi di campionamento, hanno soffiato da sud verso nord (l’abitato di Bragno è a est rispetto la cokeria).

Valerio ha spiegato che il benzene che si sprigiona da combustioni (dal bruciare la legna, alle officine, dal riscaldamento, al traffico, ai forni Italiana Coke) e con questa campagna di monitoraggio si è in grado “non solo di tracciare una mappa delle concentrazioni, ma anche, attraverso una sorta di "impronta digitale chimica", di far risalire una particolare concentrazione alla sua fonte specifica, ovvero se quel benzene deriva dallo smog del traffico o dall’It. Coke o da altre combustioni”.

Valerio ha indirettamente risposto anche alle polemiche e alle accuse di omertà collegate all’indagine epidemiologica sempre commissionata dal Comune di Cairo all’IST: “Alla fine dell’anno di monitoraggio avremo una completa mappatura della qualità dell'aria su tutto il territorio che sarà poi utile anche per l'indagine epidemiologica per i riferimenti incrociati a incidenza patologie in un dato settore e qualità dell’aria”. Quindi l’indagine epidemiologica si concluderà successivamente a questa.

Dati statistici sull’incidenza dei tumori maligni a Cairo e Piana Crixia, sono stati, invece, illustrati dal direttore di «Cairo Salute», il dottor Amatore Morando. Dati “puramente statistici, e quindi non solo resi pubblici nella tutela della privacy, ma anche che non si devono prestare a strumentalizzazioni, né ad automatici collegamenti tra insorgenza della patologia e condizioni ambientali”.

Non si è detto se questa percentuale di patologie è in media o superiore rispetto a quella nazionale. Detto niente...

Comunque, su 11478 pazienti seguiti da «Cairo Salute», di cui 553 residenti a Piana Crixia, i pazienti affetti da neoplasie maligne, in fase acuta o di monitoraggio, sono 564, pari al 4,9% degli assistiti. Il tumore più diffuso è il carcinoma alla mammella (147 casi, ovvero il 26%), seguito da quello all'apparato digerente (125, 22%), urogenitale (12%), prostata (11,3%), leucemie e linfomi (51 casi, 9%) e ai polmoni (34, 6%).

 

e.m.