Ma, secondo la Protezione Animali savonese, manca l’undicesimo consiglio: non uccidete o disturbate gli animali marini, limitatevi ad osservarli con maschera e boccaglio.
Da molti anni, prima e purtroppo unica associazione in Italia, l’Enpa conduce
una campagna estiva, dal titolo significativo e provocatorio “Riuscirà un granchio savonese a sopravvivere all’estate?”, per convincere i turisti balneari a gettare vie fiocine, salai, coltelli, arpioni, fucili subacquei e canne da pesca.
L’associazione ha infatti calcolato che non meno di 12 milioni di animali marini vengono sterminati ogni estate lungo gli 80 chilometri di costa della provincia di Savona.
E la strage si aggiunge ad un’attività di pesca professionale particolarmente pesante e con scarse limitazioni, condotta con mezzi supertecnologici micidiali che moltiplicano l’efficacia delle reti da pesca, aggravata dalle numerose quote attribuite alla cosiddetta pesca sportiva”; la fauna costiera (pesci, ricci, granchi, conchiglie e crostacei vari, etc.) ha grande importanza come primo anello della catena biologica che comincia proprio lungo la costa, che costituisce la “nursery” del mondo marino; ha inoltre funzione primaria nel ciclo dell’azoto e nella conseguente autodepurazione del mare dagli inquinanti portati dai fiumi; è infine
essenziale per trattenere i gabbiani sulle spiagge ed evitare che colonizzino
le aree urbane alla ricerca di cibo che qui non trovano più.
Come già accade nelle microscopiche aree marine protette esistenti (o domani ad Albissola marina a cura del Centro di Educazione Ambientale della Riviera del Beigua), se la fauna non venisse perseguitata e massacrata, comincerebbe a lasciarsi avvicinare, divenendo un autentico ed affascinante spettacolo, come
già accade in molti paesi “esotici” in cui una cernia viva rende all’economia
locale molto di più di una fritta in padella.