Ogni anno arriva circa dieci giorni prima, perche', a differenza del classico calendario gregoriano, quello islamico tiene conto delle fasi lunari e non di quelle solari.
Per questo motivo il periodo durante il quale milioni di musulmani al mondo digiunano muta sempre di un po'.
E questo, si dice, e' una benedizione da parte di Dio, di Allah, per i suoi servi: infatti in ogni paese del mondo ove si pratica la religione musulmana il credente riesce a digiunare durante l'arco della sua vita in ogni stagione. Se il periodo fosse stabile, fisso, ci sarebbe chi dovrebbe praticarlo sempre in estate (quindi molto piu' a lungo) e chi solo in inverno, e sarebbe una vera e propria ingiustizia.
In questo modo invece tutti riescono a godere delle facilitazioni che questo metodo di calcolo prevede.
Il mese di Ramadan (come ogni mese islamico) quindi inizia quando si vede la prima falce di luna nuova e termina quando torna a vedersi nuovamente.
Ovvero dura 29 o 30 giorni.
Il periodo del digiuno quotidiano inizia a partire dalle prime luci dell'alba, momento in cui si deve anche far fronte - questo per tutto l'anno - al dovere della prima preghiera quotidiana, per poi terminare al tramonto.
Durante la giornata oltre ad astenersi dal cibo, il credente e' tenuto a non avere rapporti coniugali, a non fumare (anche se il fumo in realta' e' proibito di per se' sempre, dato che e' nocivo), a non bere. Ma non solo... Chi digiuna deve anche astenersi dai discorsi volgari, dalle liti, dagli attacchi di rabbia, dall'impazienza e deve sforzarsi piu' che negli altri giorni dell'anno di essere generoso con i piu' poveri e di far del bene agli altri, anche solo con una buona parola.
Ben lungi quindi da una mera astinenza dai piaceri propriamente fisici.
Il Ramadan, infatti, e' piu' che altro un mese durante il quale si cerca di raggiungere il massimo livello di spiritualita' possibile, cercando di modificare in meglio il comportamento e di eliminare i propri difetti avvicinandosi a Dio nei modi piu' consoni ad ogni persona, suggeriti comunque dal Corano e dalla condotta di vita del Profeta Muhammed. Leggere il Corano, pregare, compiere buone azioni dovrebbero essere la norma in ogni momento dell'anno per il buon musulmano, ma in Ramadan si deve agire in questo modo ancor di piu', perche' ogni atto volto al bene compiuto in questo mese viene ricompensato dal Creatore maggiormente, come Lui ci insegna.
Come si svolge una giornata media di un musulmano in Ramadan?
Non e' molto differente da quella di ogni altro giorno dell'anno. Il credente si alza prima dell'alba, fa una colazione ben sostanziosa prima che sorga il sole, subito dopo prega, invoca Dio e compie atti supererogatori come appunto la lettura del Sacro Testo. Dopo puo' tornare a dormire per un po', per poter accumulare energie per la giornata lavorativa che gli si presentera' davanti da li' a poco.
Durante il giorno svolge le normali attivita' quotidiane: lavoro, scuola, spesa... Sempre intervallate dalle 5 preghiere quotidiane (che in questo periodo cronologicamente cadono intorno alle ore 4.10, 13.30, 17.30, 20.50 e per finire alle 22.50 circa).
La sera poi torna a casa, si riposa magari un poco e se c'e' del tempo utile lo dedica nuovamente alla lettura del Corano, al suo studio o allo studio della religione in generale.
Al momento del maghreb (tramonto, ora della rottura del digiuno) ogni famiglia, a seconda della provenienza, mangia poi in differenti modi. Il pasto consueto pero' per tutti e' preceduto dall'insegnamento del Profeta Muhammed, il quale disse di bere dell'acqua e di cibarsi di alcuni datteri (in numero dispari) prima di tutto il resto.
Le famiglie marocchine di solito spezzano il digiuno con la "harira", una zuppa molto saporita a base di ceci, lenticchie e condita con varie spezie, nonche' con i classici "mnsemmen", specie di "piadine" fritte molto gustose, che possono sostituire il pane e che possono venir condite con salse salate ma anche con miele, marmellata, cioccolata, etc., ed infine con uova sode.
La famiglia algerina invece solitamente fa una vera e propria cena: inizia con la "shorba", un tipo di minestra con semola di grano duro insaporita da pezzetti di carne, ceci, olive verdi, per poi proseguire con carni, verdure e frutta.
Spesso sulle tavole di Ramadan e' presente anche il noto cous cous, cucinato in vari modi a seconda del paese di origine di chi lo prepara.
Pero' anche nel momento del tanto atteso pasto serale, la religione deve essere sempre presente: non e' bene, infatti, ingozzarsi di cibo, e' invece consigliato non saziarsi completamente, altrimenti non si e' in grado poi di espletare nel tempo prescritto la preghiera del tramonto e la successiva preghiera comunitaria che si esegue solamente in questo mese, che si chiama "tarawih", e per non esagerare con lo spreco di alimenti.
Dopo aver cenato infatti la famiglia si reca alla moschea locale, e vi resta per circa due ore abbondanti, con l'intento di guadagnare ancor piu' benedizioni da questo mese sacro.
Ben lungi quindi dall'essere ricche di fasti, le notti del Santo Ramadan.
Nonostante tutti i divieti fisici scadano con il calar del sole, queste notti sono dedicate perlopiu' alla riflessione, alla lettura e alla preghiera, azioni che altro obiettivo non devono portarci a conseguire che quello di soddisfare il Creatore dei Mondi il piu' possibile.
Puo' apparire gravoso tutto cio', per chi non crede nella nostra religione. In parte fisicamente a volte puo' esserlo. Ma comunque no, la tentazione di "bere dalle fontane quando sei in giro e c'e' afa" come mi e' stato chiesto non ci viene, perche' quando si fa un sacrificio per puro amore e obbedienza ai precetti di Dio diventa tutto semplice, come mangiare un dattero e bere un sorso di acqua.
A tutti i musulmani quindi...
Ramadan Karim!