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Eventi | 31 luglio 2011, 11:50

"L'uomo che raccoglieva le bottiglie" nelle grotte di Borgio Verezzi

Martedì 2 e mercoledì 3 agosto il Festival teatrale di Borgio Verezzi si sposterà nelle grotte turistiche per ospitare la prima nazionale de “L’uomo che raccoglieva bottiglie”, spettacolo che l’autore ed interprete Pino Petruzzelli ha tratto dal suo libro “Gli ultimi”, edito da Chiarelettere

"L'uomo che raccoglieva le bottiglie" nelle grotte di Borgio Verezzi


Al centro del racconto c’è la storia vera di un maestro d’ascia di Lampedusa, Pasquale, che sta costruendo con le sue mani una casa, unendo al cemento il vetro delle bottiglie che i turisti abbandonano sulle spiagge dell’isola. A pochi passi dalla casa ha piantato un albero secco, al quale porta acqua ogni giorno, nella certezza che prima o poi tornerà a fiorire. Nello spettacolo Petruzzelli prende a raccontare sotto quell’arbusto e il suo racconto si fa speranza per tutti.

“L’uomo che raccoglieva bottiglie” è un monologo toccante e poetico, cui l’ambiente raccolto, rarefatto e stillante delle grotte infonde una particolare intensità. Petruzzelli recita su un palco collocato fra concrezioni di ogni forma (cannule esili e quasi trasparenti, drappeggi sottili come lenzuola, colonne imponenti e stalattiti eccentriche) e attinge l’acqua che versa ai piedi dell’albero da un laghetto color verde-smeraldo.

“Pasquale è uno degli ultimi baluardi di resistenza umana in un'Italia sempre più allo sbando. – dice Petruzzelli  -  La sua resistenza consiste nel fare cose non diverse da ciò che pensa e dice. Non importa il risultato a motivare la vita perché ciò che conta è l’azione, il provare a fare qualcosa. Pasquale, giorno dopo giorno, porta acqua a un albero secco. E non importa se la pianta non riuscirà a fiorire, perché ciò che conta è quel gesto. Un appena-appena, direbbe Tolstoj, capace di dare dignità a una vita. “A pensare a grandi cambiamenti, non faremo neanche i piccoli”, dice Pasquale, con piena assunzione di responsabilità individuale.
Certo, lui in questa società dei consumi non è un vincitore, ma neppure un perdente: è uno che ha scelto altre regole del gioco. Un uomo capace di andare in direzione ostinata e contraria, come i personaggi di Alvaro Mutis.  Con Pasquale ho cercato di recuperare i lembi di una storia spezzata per provare a ricucirli e raccontare così un’Italia, in apparenza sepolta, ma in verità ancora vitale. Il maestro d’ascia di Lampedusa, pur con le sue imperfezioni e contraddizioni, riesce ad esprimere un pensiero forte e sicuro del suo radicamento nel passato e quindi proiettato in un futuro di civili e umane convivenze. La memoria ci fa guardare avanti e ci proietta in un futuro libero da pregiudizi e paure.
Ho voluto lasciare la parola, con uno spettacolo almeno, a un’Italia che ancora resiste, lavora e produce, seppur nel silenzio in cui è stata relegata dall’arroganza di massa.

Pasquale è un mondo ancora vivo, che palpita e pulsa sotto la cenere della barbarie. Lontano da ogni centro di potere, rappresenta una traccia oggettiva di ricchezza umana, che resiste tra una tecnologia, cui ancora nessuno riesce a dare un senso, e una preoccupante perdita d’identità. Lo spettacolo vuole allontanarci da quella falsa difesa delle radici fatta di intolleranza e xenofobia, per recuperare un’identità che può essere il faro di un vero progresso, scovando così quelle reali scintille di libertà individuale e ribellione alle mode di un branco in progressiva disumanizzazione.

Ascoltare i pensieri del maestro d’ascia vuol dire credere nella memoria, non come atto finale del crepuscolo di una società consumista, razzista e refrattaria all’assunzione di responsabilità, bensì come punto di partenza per nuove e più illuminanti prospettive.

“Raccogliere vuol dire ricordare e io quante volte mi sono ritrovato a raccogliere le briciole di pane rimaste sulla tavola e, dopo averle portarle alla bocca, rivedere gli anni della fame”, racconta Pasquale, mentre raccoglie le bottiglie di vetro con cui sta costruendo la sua casa, che presto brillerà al sole e alla luna”.

Pino Petruzzelli  può essere considerato un nuovo rappresentante del filone degli affabulatori alla Paolini, Celestini, Bajani, Curino. A Borgio Verezzi torna dopo sette anni: nel 2004 aveva portato in scena, sempre nelle grotte,  “Zingari: l’Olocausto dimenticato”, spettacolo coprodotto dal Festival e trasmesso in seguito dalla trasmissione “Terra!” di Canale 5 e dai Rai 3.

Il suo libro “Non chiamarmi zingaro”, pubblicato da Chiarelettere con prefazione di Predrag Matvejevic, è diventato uno spettacolo coprodotto dal Teatro Stabile di Genova e dal  Mittelfest. Sempre al Mittelfest ha presentato "Storia di Tonle", dal romanzo di  Mario Rigoni Stern.

I biglietti sono disponibili in prevendita al Teatro Gassman

tel. 019/610.167 

biglietteria@comuneborgioverezzi.it"

 Le sere di spettacolo possono essere acquistati dalle 20,30 al botteghino delle grotte

 

Il 4 e il 5 agosto il Festival tornerà in piazza Sant'Agostino per ospitare il debutto nazionale di Anna Mazzamauro in "Brava!", omaggio al musical, al varietà e al mondo di Garinei & Giovannini. Conclusione l'8 il 9 e il 10 agosto, ancora in piazza Sant'Agostino, con la prima italiana de La cena dei cretini di Francis Veber, con Zuzzurro & Gaspare.

Il Festival Teatrale è organizzato dal Comune di Borgio Verezzi e sostenuto 
da: Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Regione Liguria, Provincia di Savona, Camera di Commercio di Savona, Compagnia di San Paolo nell'ambito dell'edizione 2011 del bando "Arti sceniche in Compagnia", Fondazione A. De Mari, GF Group Spa, BCC di Pianfei e Rocca De' Baldi, Banca Carige, Assidea & Delta Srl, Campostano Group.



com.Comune Borgio Verezzi

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