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Attualità | 16 luglio 2011, 12:46

Legambiente Liguria: Discariche, cemento, energia. La mafia c'è. Il tempo dello struzzo è finito

"sulle speculazioni immobiliari, gestione di varie attività sull’ambiente (legate al fatto che il pubblico ha rinunciato al proprio ruolo) si sviluppano nella totale riservatezza i grandi affari e di conseguenza gli incontri tra capitali di dubbia provenienza"

Legambiente Liguria: Discariche, cemento, energia. La mafia c'è. Il tempo dello struzzo è finito

Il denaro non puzza. Se questa è logica, quella che ha accompagnato decenni di speculazioni di vario genere a scapito dell’ambiente non possono meravigliare le infiltrazioni mafiose anche nella nostra Liguria.


Le crisi ripetute di questi ultimi 20 anni, la sostanziale mancanza di una coscienza pubblica collettiva, la non volontà di chiarire, da parte di nessun governo succedutosi, la realtà di sistemi societari a dir poco ambigui, la sottovalutazione dell’argomento “mafia”, tutte queste concatenazioni di eventi, hanno fatto si che una mattina di Giugno, ci si accorge di essere un territorio dove ci sono infiltrazioni mafiose.


Inutile ricorrere alla giustificazione sull’indiscriminato utilizzo del vecchio “confino”, bisogna andare più a fondo per capire le giustificazioni i motivi.

Se ci fosse una società civile forte, se fossimo in presenza di preti illuminati, se ogni persona si indignasse tutto ciò non sarebbe stato possibile.


Al di fuori delle logiche speculative, un territorio come la Liguria non può che essere un terreno di interessi positivi, dentro le regole della legalità.  

Invece sulle speculazioni immobiliari, gestione di varie attività sull’ambiente (legate al fatto che il pubblico ha rinunciato al proprio ruolo) si sviluppano nella totale riservatezza i grandi affari e di conseguenza gli incontri tra capitali di dubbia provenienza.

Non è solo un grande male della Liguria, è un male nazionale. Il problema vero è capire cosa fare. Dopo un primo oggettivo momento di sbandamento, di incredulità, oggi va intrapresa una strada (che non può essere solo ligure) per trovare nuove forme di gestione del territorio, per creare dei muri che impediscano le infiltrazioni.

Dobbiamo indubbiamente manifestare il nostro sostegno alla magistratura e contestualmente costruire un progetto di città che ne impedisca l’infiltrazione di capitali “sporchi” all’interno: delle nostre amministrazioni, dei servizi pubblici, dell’imprenditoria del territorio.

Vogliamo solo citare due punti fondamentali per questo progetto: piani urbanistici a crescita zero di consumo di territorio (ormai la nostra Liguria è satura di cemento e sul cemento la criminalità organizzata specula) e una gestione dei rifiuti seria e corretta, in rapporto costante con in cittadini (il porta a porta per i rifiuti urbani) e il ricorso più residuale possibile alle discariche

(e se questo accade per la parte non riciclabile siano gestite dal pubblico)

e l’uscita dalla logica dell’incenerimento dei rifiuti.

Le imprese possono e devono avere i loro spazi in una nuova idea di città dove la produzione sia legata a cicli nuovi di sviluppo ambientale, basti pensare alle potenzialità delle energie rinnovabili (anche queste se lasciate a se stesse e non programmate e controllate dal pubblico sono attaccabili dagli interessi criminali).

Occorre su questi temi una mobilitazione non solo della società civile ma anche dei partiti, delle liste civiche, delle città: facendo finta che il problema non c’è le cose non possono risolversi. E’ per questo che occorre indignazione, che bisogna prendere atto che il problema c’è e non si deve tener la testa sotto la sabbia.


Legambiente Liguria

Stefano Sarti e Massimo Maugeri - Legambiente

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