Il vento della democrazia non sempre trova una vera disponibilita’ a volare sulle sue ali. Democrazia e’ una parola forte che chiede di valere sempre, a livello nazionale e locale. Per questo all’indomani dei referendum che hanno sancito grandi conquiste di civiltà, stride che territori e comunità non vengano ascoltati per la costruzione del modello di sviluppo economico e produttivo che interessa i propri territori.
Stride che non vengano considerate le ragioni di parti del territorio nazionale, come quello del comprensorio di Vado Ligure e Quiliano, un territorio con condizione mista in cui le attività di produzione, il sistema della viabilità e del trasporto primario sono integrate in un unico contesto con la residenzialità. E come tale devono essere valutate.
Stride che non vengano considerati i dati ufficiali forniti dall’ ARPAL e dalla Regione Liguria, dove si rileva come in tale ambito territoriale esista una criticità e una condizione di limite soglia, in particolare per le polveri sottili.
Stride come in questo contesto, già critico, si vadano ad inserire, senza una valutazione complessiva, le ricadute di tutti i nuovi interventi previsti (piattaforma multiporpose, potenziamento a carbone della Centrale Tirreno Power, nuovo centro logistico Nordiconad).
Risultando evidente che si determinerà una situazione difficilmente sostenibile e incompatibile con quanto previsto dal Piano Regionale di qualità dell’aria.
Stride che non vengano considerate e valutate la storia e le ragioni dei conflitti aperti su questo pezzo di territorio.
Stridono le azioni e le posizione di contrapposizione assunte da singole aziende e in particolare stride la logica d’impostazione intrapresa dall’Unione Industriali di Savona:
il sistema economico produttivo non può sostenere solo i “desiderata” delle singole aziende rappresentate senza assumere un ruolo di indirizzo, di coordinamento e di mediazione che sia compatibile con le condizioni oggettive e complessive del territorio che ospita gli insediamenti presenti e quelli previsti per il futuro.
In questo quadro le istituzioni pubbliche, locali e nazionali, ognuna nelle rispettive competenze, hanno il dovere di svolgere fino in fondo il proprio ruolo di soggetti referenti nell’ambito della valutazione complessiva di sostenibilità ambientale / sanitaria, anche in relazione alle responsabilità già assunte con l’autorizzazione rilasciata e altre in fase di rilascio di insediamenti su territori di loro competenza.
La Regione e la Provincia hanno responsabilità dirette in merito ai sistemi di controlli, sia sul piano programmatico (Piano Regionale Qualità Aria), sia gestionale (attraverso ARPAL / ASL, ecc.) responsabilità che devono essere considerate quando si fanno scelte importanti e rilevanti su territori dove persistono criticità.
I Comuni hanno l’obbligo di perseguire il continuo miglioramento della condizione ambientale, non solo per scelta politica / amministrativa ma perché è previsto dalle norme indicate dal Piano Regionale della qualità dell’aria.
Questi sono elementi da rispettare e perseguire. Questa è la pratica della democrazia, quella che chiedono i cittadini a chi deve rappresentare l’interesse pubblico complessivo.
Questa pratica di democrazia deve essere legata indissolubilmente ai conflitti aperti sul nostro territorio. Il superamento di questi conflitti passa attraverso un sistema, in grado di interpretarli e di riconnetterli attraverso un percorso di assunzione di responsabilità, chiaro e trasparente, dove i territori e le Amministrazioni che li rappresentano siano referenti e protagonisti di intese finali raggiunte.
L’interesse diffuso non è una melassa di interessi contraddittori e corporativi da agglutinare nel potere autocentrato della logica degli interessi parziali.
L’interesse diffuso non sono atti d’imperio calati dall’alto.
Serve che il vento della democrazia, sia tale di nome e di fatto. E che sappia misurarsi sullo scenario di un territorio che non vuole tornare indietro, che non vuole bloccare il processo di progressivo miglioramento intrapreso in questi anni.
Serve che il vento della democrazia sia supportato dallo strumento della programmazione e del confronto tra le diverse rappresentanze d’interessi pubblici e privati.
E’ necessaria una complessiva volontà di uscire da uno schema, drogato dal limite dell’emergenza, della parzialità e dalla mancanza di programmazione nazionale, che volutamente ha predeterminato una contrapposizione antagonista tra occupazione, ambiente e sviluppo imprenditoriale.
Questo è quello che Sinistra Ecologia Libertà ha detto e ha chiesto da tempo ai referenti principali di queste scelte, purtroppo prendiamo atto che non sono stati fatti passi in avanti in tal senso.