Pochi giorni fa, è stata stilata da Fondazione Impresa la classifica delle Regioni italiane più orientate verso la green economy e quindi con più occupati nei diversi settori e con maggiore virtuosisimo dal punto di vista della qualità della vita. Spiace segnalare che mentre Trentino Alto Adige, Umbria, Friuli Venezia Giulia e Basilicata, si rivelano al top addirittura con indici di crescita dei settori economici legati a questa filiera, le ultime posizioni in classifica sono occupate invece da Liguria.
L’obiettivo della ricerca è offrire una panoramica dell’Italia verde e stilare la classifica delle regioni italiane più virtuose e orientate alla Green Economy (cioè quel modello di sviluppo economico che, ai benefici ottenuti da un certo regime di produzione, somma anche dell’impatto ambientale e dei potenziali danni creati dall’intero ciclo di trasformazione).
E’ forse opportuno chiedersi come mai e per quali ragioni la Liguria occupa queste posizioni di coda in questi settori e sarebbe altrettanto decisivo se lo chiedesse la politica e l’insieme delle amministrazioni locali.
L’esperienza delle aree più virtuose, insegna che esistono ingredienti sempre presenti nelle ricette di governance di quelle realtà: programmazione comune e partecipata, risposte alle criticità con progetti innovativi, burocratizzazione e velocizzazione delle procedure, utilizzo efficace dei fondi Europei, idee ben chiare sul modello economico da adottare, forte difesa del territorio dall’antropizzazione selvaggia, utilizzo delle moderne tecnologie per ridurre l’impatto ambientale delle attività produttive, sostegno e finanziamento alle imprese che investono nel settore, decisa spinta delle energie rinnovabili diffuse.
E’ bene ricordare che in tutte queste regioni si sono riscontrate la maggiori crescite in termini percentuali di occupazione e presenza turistiche.
In questi tempi, nei quali nella nostra Provincia, si continuano a sostenere con un ripetitivo mantra, le solite vecchie soluzioni che forse andavano bene negli anni ’60, forse una più attenta lettura dei dati occupazionali di quelle aree e regioni che hanno investito ed investono sulla green economy, dovrebbero far riflettere le parti sociali e le forze politiche.
Ci sono modi diversi e di successo per produrre sviluppo ed occupazione, rispetto alla filiera del carbone ad esempio e forse una volta tanto copiare un po’ gli altri.
Potrebbe essere utile.
Roberto De Cia