Politica - 20 giugno 2011, 18:09

Casa della Legalità: "Ditullio ha ragione. Ma allora, quando si dimette?"

"Il problema riguarda tutti i partiti, come abbiamo dimostrato con documenti e prove alla mano, e soprattutto i gruppi dirigenti locali e le Amministrazioni locali, trasversalmente. Ci sono casi derivanti da connivenze e complicità ed altre figli di indifferenza ed ingenuità. La ragione non è importante, così come è secondario persino l'aspetto “penale”, giudiziario. Chi, per qualunque ragione, ha anche involontariamente agevolato ed agevola il rafforzamento delle mafie, che da decenni hanno colonizzato la Liguria, deve andare a casa"

Scrive l'ufficio di presidenza della Casa della Legalità e della Cultura Onlus: "Il segretario savonese del PD, Di Tullio, ha ragione: c'è stata disattenzione sulla mafia! Ma visto che questa disattenzione è stata prima di tutto la sua, per le responsabilità che aveva nel PD (prima Ds) e nell'Amministrazione Comunale, a quando le dimissioni del Di Tullio?

Da anni denunciamo, per nome e cognome, gli uomini e le società delle cosche che il centrosinistra savonese (e genovese) ha sempre accolto a braccia aperte.

Lo abbiamo fatto così come con determinazione abbiamo denunciato - continia Casa della Legalità - i casi in cui sono stati e sono gli uomini del centrodestra ad aprire la porta alla mafia mascherata dal volto candeggiato delle imprese.

Il problema riguarda tutti i partiti, come abbiamo dimostrato con documenti e prove alla mano, e soprattutto i gruppi dirigenti locali e le Amministrazioni locali, trasversalmente. Ci sono casi derivanti da connivenze e complicità ed altre figli di indifferenza ed ingenuità. La ragione non è importante, così come è secondario persino l'aspetto “penale”, giudiziario.

Chi, per qualunque ragione, ha anche involontariamente agevolato ed agevola il rafforzamento delle mafie, che da decenni hanno colonizzato la Liguria, deve andare a casa.

Così come coloro che, con responsabilità pubbliche e politiche, negano o minimizzano, e coloro che hanno alimentato ed alimentano la deformazione della realtà, puntando le attenzioni su una mafia vecchia, utile a nascondere quella che si è rifatta il trucco, quella di nuova generazione, fatta di “incensurati” e “professionisti”, e ben inserita in settori come energie rinnovabili (e non) e sanità, per fare due esempi.

Quindi: il Di Tullio dove era? Dove guardava? Non si è accorto che aveva la mafia in casa e che, con determinati atti, ha anche, volente o nolente, consapevole o meno, contributo al suo consolidamento nella realtà savonese?

Ora – dopo che, non troppo velatamente, ha boicottato il confronto tenutosi alla Ubik sulla posposta di legge regionale del PD sulla mafia – esce con una lettera aperta di appello nel nome dei suoi figli... Bene - conclude Casa dela Legalità - nel nome dei suo figli si faccia da parte, la sua gestione politica è stata devastante e incapace di affrontare il radicamento consolidato da decenni delle mafie nel territorio.

Una gestione troppo “distratta” sui rapporti tra esponenti grigi e soggetti che lo stesso Di Tullio prontamente ricandidava a cariche pubbliche. Il caso Drocchi - Fotia non è un caso isolato. E' uno dei tasselli di un “sistema” corrotto di collusioni che sino al tintinnare delle “manette” il Di Tullio non vedeva.

Ora è un po' tardi."

 

C.Abbondanza, S.Castiglion, E.D'Agostino

Com. Casa della Legalità