Non solo i tantissimi posti di lavoro che sono legati ai servizi ed al turismo vengono minacciati dallo sviluppo della centrale (non è certo un'attrattiva per il turismo e per gli insediamenti artigianali e industriali lo stare nei pressi di el centro più inquinato della Liguria!), ma addirittura viene chiesto di occupare le pregiate aree
produttive della Val Bormida con una gigantesca distesa di pannelli fotovoltaici a occupazione pressoché nulla (e aggravio delle bollette dei consumatori di energia elettrica).
Mentre lo sviluppo industriale ed artigianale sta avvenendo in tante città italiane grazie alla lungimiranza delle amministrazioni che riservano a questo le aree necessarie (es. a Cuneo, Madonna dell'Olmo, si sono insediate 150 aziende), a Savona le aree industriali vengono usate, con l'appoggio dei sindacati, per residenze (ex Italsider), centri commervciali (ex Metalmetron) ed oggi, addirittura, per distese di pannelli fotovoltaici.
Il territorio va protetto e le distese di pannelli sul terreno, tipiche della Puglia, con distruzione del paesaggio e dell'agricoltura, sono più espressione di un'economia non sana, alterata da incentivi insostenibili e non motivata da un reale valore aggiunto.
I pannelli fotovoltaici devono essere messi sui tetti degli edifici pubblici e non devono occupare aree destinate all'attività produttiva.
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