Marco Marengo, 5aB – presentazione del libro “Gli ultimi” di Pino Petruzzelli
In data 13 aprile 2011 si è svolta, presso la S.M.S.F. Leginese, la presentazione del libro “Gli ultimi” di Pino Petruzzelli: libro nato dalla raccolta dei pensieri e delle testimonianze di dodici persone, incontrate e conosciute dallo scrittore durante un lungo viaggio attraverso i paesi bagnati dal Mediterraneo.La presentazione si è articolata come una sorta di intervista, durante la quale mi è stato possibile porre alcune domande al Sig. Pino Petruzzelli, assieme ad altri due miei coetanei che hanno fatto lo stesso.Lo scrittore ha cominciato spiegando il significato del suo scritto e il valore della scelta di raccontare le storie di quelle dodici persone che egli definisce “Ultimi”.Essi non sono necessariamente “Ultimi” per la loro condizione economica: “Le voci fuori dal coro” sono persone che, pur nel loro piccolo, nuotano controcorrente, facendo sentire con un filo di voce le proprie speranze, i propri obiettivi, o più semplicemente la loro volontà di vivere, anche se in condizioni spesso terrificanti…portatrici di rara genuinità, queste voci risuonano come fiaccole di speranza in un mondo che si ostina a voler restare al buio.Sono rimasto molto colpito da un capitolo, ambientato a Tangeri, che racconta la storia di Mohamed Choukri, analfabeta fino all’età di vent’anni, ed oggi considerato uno dei maggiori scrittori del Marocco.Una storia molto toccante che mostra quanto la nostra forza di volontà possa davvero scardinare quei limiti che troppo spesso crediamo di avere…durante l’incontro con Pino Petruzzelli, avvenuto in un locale in Israele, Mohamed Choukri gli illustra con passione la propria poetica e le proprie idee letterarie; righe che hanno stimolato la mia prima domanda all’autore, a cui ho chiesto se, nella successiva stesura del suo libro, si fosse in qualche modo, o in parte, ispirato agli insegnamenti di Mohamed. Egli ha di fatto ammesso, come avevo immaginato, di essersi ispirato a lui soprattutto nel “non voler destare morbosi compiacimenti nel lettore occidentale”, caratteristica di cui tutti i capitoli sono impregnati. Tuttavia mi fa notare che la sua attenzione, oltre che al giovane scrittore marocchino (mancato nel 2003), si sia rivolta a Mario Rigoni Stern a cui guarda con ammirazione e stima come un maestro.Un altro capitolo, che ha destato in modo particolare il mio interesse, è stato quello in cui viene raccontata la storia di Zeidan, il palestinese che, per mantenere la sua famiglia, lavora alla costruzione del muro che separerà lui e il suo popolo dal resto del mondo.Durante i frequenti colloqui con lo scrittore, l’uomo condivide con “noi” alcuni episodi della convivenza, se così si può definire, tra Israeliani e Palestinesi, tra i quali quello di un sequestro ai danni suoi e della sua famiglia, avvenuto durante la seconda Intifada del 28 settembre 2000… a seguito di un episodio violento, la piccola figlia del muratore palestinese, scoppia in lacrime, sino a quando un soldato non si sofferma a prendersi cura di lei, facendola giocare con il proprio elmetto… un episodio raccontato tra le righe secondo me più belle e toccanti del libro, che mi ha dato ragione di credere che anche quel giovane militare possa essere annoverato tra le persone “fuori dal coro”, opinione che condivido con il Sig. Petruzzelli che mi conferma senza esitazione, invitando inoltre i presenti a riflettere anche sulle condizioni dei giovani militari, ormai coinvolti in qualcosa più grande di loro.Nelle prime pagine, il libro si concentra sulla descrizione delle caratteristiche di chi vive “Fuori dal coro”, un delineamento profondo e coinvolgente, che invita il lettore a riflettere sulla propria posizione nei confronti degli “Ultimi”; dopo aver letto alcune righe a riguardo, mi abbandono questa volta ad una domanda senz’altro più diretta ed incalzante: “Lei si sente una voce fuori dal coro? “.Lo scrittore risponde nella coscienza di essere a tratti molto incoerente con se stesso, e di non riuscire a volte in quello che davvero vorrebbe fare per gli altri, tuttavia io credo vivamente che Pino Petruzzelli sia una persona quanto meno speciale, e che ci abbia regalato un'opera degna di quelle voci fuori dal coro a cui guarda con tanta ammirazione.La presentazione si conclude con una dedica ed una stretta di mano e, nel compiacimento generale dei presenti, nei quali spero si sia insinuata la curiosità e la voglia di aprire questo libro e di farsi trasportare, dai racconti e dalle vite, di quelle dodici persone: “Gli Ultimi” di Pino Petruzzelli, che ancora rimangono l’ultimo baluardo di un'umanità a rischio di estinzione…Ilaria Ricca classe 5aB - Intervista a Pino PetruzzelliIl 13 aprile ha avuto luogo il secondo incontro a fini benefici indetto dalle società di mutuo soccorso, aderenti A.R.C.I. di Cantagalletto – Fratellanza leginese – A. Tambuscio e il gruppo Emergency di Savona col fine di raccogliere fondi che verranno devoluti alla comunità di San Benedetto al porto di Genova, fondata da don Andrea Gallo.Dopo la cena di beneficenza, è stato presentato il nuovo libro di Pino Petruzzelli “Gli Ultimi”, dall’autore ma non solo: gli studenti savonesi sono, infatti, stati invitati a partecipare all’iniziativa, leggendo prima il libro e quindi ponendo domande direttamente all’autore. È stato il caso mio, di un mio compagno di classe e di uno studente del I anno della Facoltà di Scienze politiche, Mirko Santero. I temi trattati tra le pagine del libro sono anche a carattere sociale e politico (in parte). Traspare, infatti, un’umanità dalla quale dovremmo più spesso trarre esempio.Trascrivo qui parte dell’intervista a Pino Petruzzelli: “Nella seconda parte del suo libro sono riportate storie del nostro paese, di quelle persone che hanno visto nei gesti umani e solidali la strada giusta. Penso che oggi ci siano molti ragazzi che vedrebbero nella storia di Antonio, ad esempio, un modello: egli è un napoletano che aiuta come può persone che vivono forti situazioni di disagio. Questa storia segue, però, ad un capitolo dove vengono elencati una serie di episodi xenofobi avvenuti in Italia in un arco di tempo relativamente breve. Cosa, secondo lei, può aver incoraggiato una così larga massa di ignoranti ad uscire allo scoperto cimentandosi in atti e manifestazioni primitive di cattiveria?” Chiedo, incoraggiata dal sorriso gentile del mio interlocutore. Egli risponde che quegli atti non potevano che provenire dall’ignoranza, appunto, dal credere soltanto a ciò che si sente nei telegiornali, anziché verificare ogni cosa con i propri occhi. Egli considera quanto sia finta la televisione, quanto ci faccia credere a realtà volontariamente distorte. In contrapposizione a ciò afferma la necessità di viaggiare per capire il mondo e per comprendere che tutte quelle persone che vivono situazioni di miseria che vediamo attraverso gli schermi, sono proprio identiche a noi tutti. La mia domanda successiva riguarda, più nello specifico, una delle storie che ho appena letto, quella di Nua, la pediatra palestinese, e del suo modo di intendere la libertà. Petruzzelli legge quindi un pezzo di tale capitolo, dove Nua afferma che la libertà non può che nascere da un atto d’amore. Viene dunque considerato dall’autore come sia più facile riuscire ad amare in un paese dove c’è pace e relativa tranquillità. è dunque istintivo il pensiero di come possa valere di più un gesto di solidarietà, d’amore in situazioni estreme, come quelle della Gerusalemme di oggi. Gli domando, infine, come possa, secondo lui, essere letta un giorno la nostra attualità, quando quella di oggi diventerà storia vera e propria. Qui la speranza traspare dalle sue parole; anch’egli spera che un domani non saremo portati a rimpiangere il mondo e la politica di oggi, già segnata da quella che sembra essere la caricatura dei peggiori difetti umani.