Attualità - 28 marzo 2011, 12:49

Incidenti mortali, parla il pilota Capriotti: "le scuole guida dovrebbero insegnare come gestire la macchina in condizioni critiche"

A scuola guida ti insegnano i “fondamentali”: se un ragazzo vuole capire come si deve comportare in situazioni un po’ più difficili (ma comuni, come la guida sul bagnato o sulla neve), deve fare un corso di guida sportiva o di guida sicura. Corsi utilissimi, che consigliamo caldamente a tutti: ma anche costosi...

Incidenti mortali. Tanti, troppi. 
La sfortuna, certo. Il destino. 
Ma non ci si può fermare solo a questo; così  come non ci si può occupare solo del tasso alcolico troppo alto nel sangue, o dell’eventuale assunzione di droga (peraltro entrambi  troppo frequenti).

Perché non è così automatico che quando un ragazzo non ubriaco e non drogato ha un incidente mortale, si tratti solo di destino. 


Aneddoto personale: via Aurelia, tratta Albenga-Andora, asfalto in ottime condizioni (non come quello della Valbormida, che è allucinante). Un collega, giovane ma patentato da sette-otto anni, mi sta accompagnando in ufficio. Piove. Di colpo, davanti a noi, una macchina inchioda: e il mio collega spiaccica il piede sul freno, fino in fondo. Conseguenza? Aquaplaning. 

Mentre filiamo dritti come fusi verso il posteriore della vettura davanti, a freni inchiodati, urlo: “Leva il piede da quel freno! Dai dei colpetti, non schiacciare giù tutto!”

Il guidatore esegue, la macchina rallenta, ci fermiamo a mezzo millimetro dal paraurti di chi ci precedeva.


Il mio collega, con la faccia tinta lenzuolo, balbetta: “Ma si fa così?!? Non me l’aveva mai insegnato nessuno…”


Ecco: se quel giorno avessimo sbattuto e ci fossimo fatti male, non sarebbe stato solo “il destino”. Una belle fetta di responsabilità l’avrebbe avuta l’istruttore di scuola guida che “non aveva mai insegnato” al suo allievo come si frena sul bagnato. E magari anche l’esaminatore che non si è posto il problema di come si sarebbe potuto comportare l’esaminando in una situazione di emergenza (ma assolutamente BANALE) come quella.



La reazione più classica di chi viene coinvolto in un incidente stradale è quella di gridare all’altro guidatore: “Ma chi ti ha dato la patente?”


Purtroppo, in molti casi, la domanda è assolutamente lecita e non dovrebbe trovare posto solo nelle barzellette. 
A scuola guida ti insegnano i “fondamentali”: se un ragazzo vuole capire come si deve comportare in situazioni un po’ più difficili (ma comuni, come la guida sul bagnato o sulla neve), deve fare un corso di guida sportiva o di guida sicura. Corsi utilissimi, che consigliamo caldamente a tutti: ma anche costosi.


E vista la quantità di traffico che ormai si trova sulle nostre strade, forse sarebbe opportuno che gli standard delle scuole-guida venissero innalzati un pochino. 


Problema numero due (senza voler creare sensi di colpa in nessuno, sia chiaro, ma solo perché prevenire è sempre meglio che curare): macchine troppo performanti in mano a guidatori inesperti. Spesso a ragazzini neopatentati. 


“E’ impensabile che macchine potentissime siano consegnate con la massima tranquillità a diciottenni alle prime esperienze – ci spiega Adelchi Capriotti, pilota di rally con più di duecento gare all’attivo e vicepresidente del Dagda Sport Racing Team, scuderia carcarese particolarmente interessata ai giovani - Inoltre bisogna ricordare che tutti i congegni elettronici moderni, come i ripartitori di frenata o la distribuzione elettronica dei pesi, possono dare una sensazione di “onnipotenza” al volante che spesso è pericolosissima.

Oggi le macchine hanno performance da Formula1, anche per quanto riguarda la sicurezza (apparente): ma se non si è in grado di reagire in modo corretto al’imprevisto, quel che succede è che l’imprevisto ti arriva tra capo e collo a velocità eccessiva. Perché ti fidi troppo della macchina e sei sicuro che “penserà sempre a tutto lei”, quindi vai troppo forte: e purtroppo tutte le vetture hanno un limite. Se lo superi e non sei capace di affrontarne la conseguenze, ecco la tragedia”. 


SN: Un consiglio per i giovani, e soprattutto per i genitori?


CAPRIOTTI: "Prendere confidenza su macchine magari vecchiotte, ma che ti insegnano letteralmente a guidare, senza volere subito il “macchinone” per fare il figo con gli amici. Perché la salute è più importante. 
Se si può, dopo la scuola guida, frequentare un corso di guida sicura. Ma soprattutto… tenere sempre acceso il cervello. Se si ha voglia di correre, ci sono le piste.  Ci sono le gimkane di paese per imparare e divertirsi, e magari per vincere la coppa da mostrare agli amici con orgoglio. 
Un vero pilota, però, non fa mai lo scemo per strada. I campioni di Formula Uno, quelli veri, rispettano il codice di strada, e se la strada è in condizioni difficili rallentano. 
E’ proprio da queste cose che noi, quando arriva un ragazzo in scuderia a dirci che “vuole correre”, capiamo al volo se abbiamo di fronte un pilota o soltanto un incosciente. 
La strada non è una pista e anche un ragazzo di diciotto anni può capirlo: ma è anche bene che qualcuno, in casa, glielo spieghi”. 


SN