A Genova, l’incontro tra Presidenza della Regione (e relativi assessori), sindaci di Vado e Quiliano e rappresentanti di comitati e associazioni savonesi che tentano di difendere la salute pubblicaL'incontro partito già con una convocazione quantomeno insolita, arrivata con BEN un giorno e mezzo di preavviso (escamotage che solitamente si usa quando si cerca di avere meno partecipanti possibile) e proseguito con una risposta ancor più insolita alla richiesta formulata da alcuni cittadini di poter riprendere la seduta in audio - video, come semplice trasparenza vorrebbe.
La risposta non è insolita per i contenuti (ovvero, un “NO” fin troppo usuale, quando si cerca di ottenere un po’ di normale trasparenza dalla politica), ma per la motivazione: “No, perché la riunione si terrà in locali di pubblica amministrazione, quindi è vietato riprendere”
Ci sfugge qualcosa.
In particolare, ci sfugge il significato di “pubblico”. Se i locali sono pubblici, allora appartengono a tutti i cittadini: giusto? Quindi, in casa propria, ognuno dovrebbe avere il diritto di fare riprese, registrazioni e quant’altro desideri.
Ovviamente, se ha ospiti, è tenuto ad avvisarli che queste riprese sono in corso, cosicché chi non ha piacere di mostrare la propria faccia, o di far ascoltare quello che dice, possa uscire. Ma non dovrebbe funzionare al contrario (ovvero, esce il padrone di casa).
Per dovere di cronaca aggiungiamo che al “NO” iniziale è stata aggiunta una postilla: “se proprio insistete, potete venire con la telecamera chiedendo a tutti il permesso di riprendere: se TUTTI sono d’accordo, allora potete farlo. Altrimenti no”.
Nuovamente anomalo, come principio.
Speriamo però, vivamente, che il permesso sia stato concesso, cosicché si possa, tra oggi e domani, sapere “dal vivo” come sono andate le cose, al di là delle dichiarazioni ufficiali che possiamo anticiparvi come se avessimo la sfera di cristallo, anche a riunione non ancora iniziata: “Incontro soddisfacente”, “Dialogo costruttivo”, insomma il solito politichese del tutto vuoto di contenuti.
Al momento, comunque, siamo preoccupati soprattutto da quanto letto sulle pagine del Secolo XIX online a proposito del “mandato” che avrebbe ricevuto Burlando dopo un vertice con la sua maggioranza, e che sarebbe il seguente:
“A muso duro contro la Tirreno Power per chiedere di sostituire gli attuali due gruppi a carbone della centrale con altri due nuovi meno inquinanti, ma con la consapevolezza che se l’azienda dirà come prevedibile “no” occorrerà trattare e non si potrà chiudere la porta”.
Muso duro, dunque, ma con riserva di ammorbidimento in caso di risposta negativa da parte dell’azienda?
Anche questo ci appare un po' inquietante: soprattutto perché l’argomento su cui bisognerebbe essere “disposti a trattare” è la salute pubblica.
Sembra perfino inutile ribadire che il carbone è pericolosissimo e che la diretta conseguenza della sua combustione è un aumento esponenziale di patologie devastanti che vanno dal cancro all’ictus all’infarto (per tacer dell’autismo nei bambini e di altri “piccoli effetti collaterali” come i ritardi di sviluppo): se qualcuno avesse ancora dei dubbi in proposito lo rimandiamo agli atti del recente convegno svoltosi al Chiabrera, dal quale eminenti scienziati hanno ribadito l’inconfutabilità delle prove.
Dunque, cosa si dovrebbe “trattare”?
“Il territorio non dica no”, titola il Secolo XIX.
Solo che il territorio farebbe gran bene a dire no.
Quando sono in ballo i valori fondamentali, quando è in ballo la VITA stessa dei cittadini, devono esserci dei NO ferrei, altro che. E tanti, tanti SI alla Salute. Senza riserve e senza compromessi. E qualora si voglia contrastare questa tesi, bisognerebbe avere almeno il coraggio di dirlo pubblicamente, davanti a qualsiasi telecamera e a qualsiasi registratore, senza giocare sui tre minuti di diritto di cronaca, ma aprendo le porte ad un banalissimo criterio di trasparenza, tanto propagandato quanto poco applicato, quando ci sono in ballo gli interessi veri.