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Attualità | 09 marzo 2011, 14:21

Canile di Finale Ligure: aspettando la risposta del sindaco Richeri parla Cinzia Amato, di "Elsa nata libera"

"Nessuno ne parla: l’amministrazione comunale si limita a mandare comunicati ai giornali..." (Intervista esclusiva SavonaNews.it)

Canile di Finale Ligure: aspettando la risposta del sindaco Richeri parla Cinzia Amato, di "Elsa nata libera"

Savonanews.it: Qual'è oggi la situazione del canile di Finale? Quanti cani avete e in che condizioni sono le strutture?


Cinzia Amato, presidente dell'Associazione "Elsa Nata Libera": Attualmente abbiamo solo una quindicina di cani, perché non siamo più in grado di continuare il lavoro fatto fino ad oggi, e cioè ospitare i cani di tutto il territorio (e non solo). 
Noi ci siamo sempre occupati  anche dei cani di Loano, Pietra, Albenga… ma le nostre strutture sono ormai fatiscenti.  Per parlare fuori dai denti:  sono un vero schifo!  Infatti il canile non è più a norma di legge e per questo rischia la chiusura: ma l’unica risposta che abbiamo avuto dall’amministrazione comunale è stata l’”imminente” apertura di un nuovo canile a Boissano.


SN: Da quanto tempo è “imminente” questa nuova struttura?

C.A.: 
Da dieci anni!  
Noi siamo qui da 21 anni, e sono esattamente dieci anni che ci viene prospettata la nuova apertura. 
Con questa prospettiva non si è mai adeguato il canile esistente alle nuove normative, alle prescrizioni dell’ASL e così via.  
Ma questa situazione non può restare ancora in bilico tra il “qui non si facciamo nulla, perché intanto ci sposteremo” e il “non possiamo ancora spostarci perché la sovrintendenza non ce lo permette”, o perché “costa troppo”.  
Per questo abbiamo raccolto 7000 firme di cittadini che pensano soprattutto ai cani, e non alla politica, e che vorrebbero vedere una soluzione concreta, qualsiasi essa sia.

SN: Abbiamo cercato di parlare con il responsabile della sovrintendenza, ma purtroppo non ci è stato possibile. Può spiegarci lei quali sono stati gli ostacoli?


C.A.: Non nel dettaglio, perché ancora non abbiamo ottenuto neppure noi l’incontro che avevamo chiesto: però pare che occorra una spesa di 525.000 euro per risolvere i problemi sollevati dalla sovrintendenza. 
Una cifra assurdamente alta per un piccolo Comune: quindi capiamo benissimo perché i lavori non siano mai iniziati. 
Però, a questo punto, basterebbe accantonare il progetto di Boissano e pensare ad altre alternative: per esempio valutare la ristrutturazione e la messa a norma della struttura attuale, che costerebbe sicuramente molto meno. Oppure pensare ad un altro sito. 
Invece nessuno ne parla: l’amministrazione comunale si limita a mandare comunicati ai giornali, ma non ha MAI parlato direttamente con noi. 
Questa storia si trascina da talmente tanto tempo che non possiamo neppure dare tutte le colpe a questa amministrazione, perché sono coinvolte anche quelle precedenti. 
Ma questa, in particolare, ci aveva dato un sacco di garanzie: e noi ci siamo fidati… solo per scoprire che erano tutte favole, spot elettorali. 
Questo fa male. Ci hanno deluso molto più di coloro che non hanno neppure pensato ad affrontare il problema, perché in questa amministrazione noi avevamo creduto. E oggi ci sentiamo traditi.

SN: Voi siete tutti volontari?

C.A.: 
Assolutamente sì. Persone che hanno una vita, un lavoro, una famiglia, ma che amano gli animali e che dedicano loro tutto il tempo libero, sollevando così l’amministrazione comunale da un problema non da poco. Glielo gestiamo noi, gratuitamente, senza chiedere nulla in cambio: per questo ci aspetteremmo almeno  una collaborazione. Un dialogo. 
Invece ci parlano solo attraverso i giornali, per di più continuando con gli spot  e non presentando mai  una proposta concreta e realizzabile.


SN: I cani non strettamente “finalesi”, di cui non riuscite più ad occuparvi, che fine fanno?


C.A.: Vengono ricoverati in pensioni a pagamento, che ovviamente non hanno nessun interesse a promuovere l’affido, non solo perché sono appunto ospiti paganti (quindi perché mai bisognerebbe mandarli altrove?), ma anche perché una pensione non ha le strutture,  le persone e neppure la mentalità necessaria a dedicarsi alle adozioni.


SN: Ma come fate, allora, a cercare una nuova famiglia per questi cani? 


C.A.: E’ un incubo! Dobbiamo andare alla pensione, fare le foto ai cani, metterle sul nostro sito, prendere un appuntamento quando c’è una persona interessata all’adozione, portarla a vedere il cane eccetera eccetera. Una serie di giri viziosi che compromette tutto il nostro lavoro, anche perché – ripeto – da volontari abbiamo anche altri impegni.  Non possiamo perdere ogni volta tutto questo tempo semplicemente per “far vedere” un cane a un potenziale affidatario.  Diventa un lavoro a tempo pieno soltanto il rapporto con le pensioni.


S.N.: Quanti cani riuscite ad affidare, in un anno?


 

C.A.: L’anno scorso circa 300, di cui 150 “locali”. Questo perché il nostro scopo è sempre stato quello di offrire un servizio più ampio possibile: quindi, se per esempio non abbiamo a disposizione cuccioli o cagnolini di piccola taglia, che sono sempre richiestissimi, li facciamo arrivare da altri canili che invece non riescono a sistemarli. Specie al Sud, dove la situazione, come tutti sappiamo, è davvero disperata. 
In questo modo, senza nulla togliere ai nostri ospiti, riusciamo a dare un servizio in più a chi cerca un determinato tipo di cane;  contemporaneamente aiutiamo cani che altrimenti non avrebbero alcuna speranza di trovare una famiglia. 
Le amministrazioni comunali di Finale si sono sempre fatte un gran vanto del fatto che qui il randagismo è quasi sparito: ma certo che sparisce, quando c’è una struttura capace di gestirlo in modo funzionale!  
Perché le persone che abbandonano i cani, purtroppo, sono sempre esistite e sempre esisteranno: ma non è sempre una questione di crudeltà. Per esempio, può capitare che un anziano malato, magari ricoverato in ospedale,  non abbia più modo di occuparsi del suo animale. Quando noi veniamo a conoscenza di casi come questi, partiamo e ci andiamo a prendere l’animale, senza aspettare che magari venga mollato per strada da qualche parente insofferente. 
E’ anche così che si limita il randagismo: con la prevenzione, con un lavoro capillare e con un buon coordinamento fra le diverse strutture esistenti.  
Se però ci impediscono di continuare a lavorare come abbiamo fatto fino a oggi, perché viene a mancare la struttura portante… allora il randagismo tornerà,  a Finale e in tutto il Ponente: perché la soluzione non arriva dal cielo per grazia ricevuta. Arriva grazie al lavoro che si svolge e che vorremmo continuare a svolgere nell’interesse di tutti, cani e umani.


Una situazione di stallo veramente paradossale, purtroppo, in cui – come spesso accade – le responsabilità si intrecciano, gli scaricabarile abbondano, i rapporti si tendono… e alla fine, a rimetterci, sono degli animali innocenti. 
Poiché speravamo, per correttezza, di potervi  presentare entrambi i punti di vista, abbiamo cercato a lungo, per tutta la mattinata, di sentire anche il sindaco Richieri. Ci hanno chiesto di lasciare il nostro numero, perché saremmo stati richiamati, ma purtroppo siamo ancora in attesa.  
Iniziamo quindi a pubblicare l’intervista a Cinzia Amato, attendendo fiduciosi che il Sindaco riesca a liberarsi dai propri impegni e ci faccia conoscere la propria posizione su questa vicenda.

Red SN

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