Unica cosa certa: respingere al mittente l'idea, di moda da qualche anno a questa parte, che questa festa sia anacronistica, superata, o addirittura (il classico rovesciamento di frittata così di moda) che sia essa stessa una sorta di autodiscriminazione.
Se ne sentono tante, ce ne hanno buttati addosso tante, di parole, di immagini, di offese, di luoghi comuni, di oppressioni scambiate per libertà, di umiliazioni passate per normalità. Ma quelle che feriscono di piu', non sono le offese che vengono dai misogini conclamati. Sono le idee accettate come normalità da una società costruita sull'unico modello maschile, anche dai più benintenzionati, che proprio non capiscono il nostro disagio.
Potrei parlare per ore. Mi voglio limitare a poche frasi. "Se non ora, quando?" Prima. Dovevamo muoverci molto prima.
Ma meglio tardi che mai, sperando che si tratti di una presa di coscienza collettiva per una societa' piu' equilibrata e rispettosa di tutti.
Un pensiero alle tante vittima di violenza, di persecuzioni. Donne ma anche diversi, per qualsiasi motivo, sessuale, religioso, politico, di handicap fisico... Un pensiero a una società dove si riesce ancora a sostenere la tesi che una donna, per di più in condizione di non libertà, possa essere consenziente a uno stupro di gruppo.
L'Italia è andata molto indietro. Vuol dire che dovremo ricuperare più in fretta, e di corsa. "