Attualità - 04 marzo 2011, 16:45

Energie rinnovabili: a rischio anche aziende savonesi. Parte l'appello al Presidente della Repubblica

Ieri, con inconsueta solerzia, il Ministro allo Sviluppo Romani, ha fatto approvare dal Consiglio dei Ministri un Decreto, che con incredibile leggerezza, rischia di mettere in ginocchio il settore e la filiera produttiva legata alle Energie Rinnovabili (Di Roberto De Cia)

Energie rinnovabili: a rischio anche aziende savonesi. Parte l'appello al Presidente della Repubblica

Ancora una volta questo Paese, invece che investire in innovazione, tecnologia, ambiente, decide o almeno lo fa il suo attuale Governo, di arretrare di fronte al resto dei Paesi industrializzati del mondo.


Il settore delle Energie Rinnovabili, in Italia, grazie ad una decisa politica incentivante, ha sviluppato in questi ultimi 5 anni la più forte crescita in termini occupazionali e di investimenti produttivi dell'intera economia Italiana. Sono circa 140mila gli occupati e oltre 8900 aziende che lavorano direttamente nel settore, senza dimanticare l'indotto. In solo tre anni le Energie Rinnovabili hanno permesso all'Italia di aumentare considerevolmente gli obbiettivi di autonomia energetica e di crescita degli investimenti.


Questo decreto, che nasce su una profonda spaccatura tra anime diverse della maggioranza di centrodestra, è criticatissimo da tutte le associazioni economiche e del lavoro, oltre che naturalmente da noi che vi lavoriamo direttamente. Si apre infatti un periodo di incertezza che sta facendo fuggire gli investitori stranieri, cosa non da poco vista la situazione del Paese, oltre a costringere probabilmente migliaia di aziende a ridurre drasticamente i propri addetti e anche questo, in questo periodo non mi pare cosa da poco.

Le ragioni che hanno portato a questo scellerato decreto, sono ovviamente imperscrutabili. C'è chi pensa abbia a che fare con le pressioni della potente lobby dei combustibili fossili che intendono così colpire un settore concorrente, c'è tra di noi, chi pensa possa essere tutto legato alla vicenda del Referendum sul Nucleare, non a caso spsotato in periodo propizio al non voto.

Altri ritengono si tratti di una mera stretta, un ennesimo taglio, ai fondi per l'ambiente.

Quale che sia la spiegazione o il vero motivo, che comunque non tarderemo a capire, la verità è che questa azione oltre a colpire chi lavora in questo settore, colpisce l'autonomia energetica italiana oltre a rendere vane le aspettative e gli impegni assunti in sede europea.

Tra l'altro, nel modo in cui è stato costruito e realizzato, questo decreto apre gravi lacerazioni a interessi già in campo per svariati miliardi di euro e non certo frutto della sola “speculazione finanziaria” come ha cercato di giustificare il Ministro.

Un provvedimento Monstre insomma che ha creato allarme in tutto il settore e tra le associazioni ambientaliste, oltre che a Rete imprese (associazione che raggruppa le centrali sindacali degli artigiani e dei commercianti italiani) e che in pratica dimostra come per il fotovoltaico si pongono limiti per gli impianti su terreni agricoli che in pratica ne impediscono la realizzazione, oltre tutto centralizzando una decisione di competenza delle regioni.

Gli impianti, infatti, potranno essere di potenza superiore a 1 MW e il rapporto tra potenza e superficie del terreno nella disponibilità del proponente non dovrà superare 50 kW per ettaro: vincoli che ne renderebbero irrazionale e diseconomica la realizzazione.


Per l’eolico e gli impianti a biomassa di potenza superiore a 1 MW viene di fatto imposto l’obbligo di cessione dei certificati verdi al GSE con una riduzione del loro valore del 30%, anche per gli impianti già in esercizio, quindi con effetti retroattivi. In tal modo si mette a rischio non solo il raggiungimento degli obiettivi al 2020 indicati nel Piano d’Azione Nazionale per le rinnovabili che il governo ha inviato a Bruxelles a luglio 2010, ma anche il proseguimento del funzionamento di impianti già in esercizio. Insomma un vero e proprio pasticcio, che ci auguriamo possa trovare l'opposizione in Parlamento e nel Paese di parlamentari, persone, associazioni che vogliano far trionfare il buon senso.

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Questo l'appello: Facciamo un ultimo sforzo tutti e per far  capire quanti siamo e quato le rinnovabili stanno a cuore agli Italiani  inviandolo e facendolo inviare (ovviamente firmato)  a quanti più amici possibili al Presidente della Repubblica ed alla c.a. del dott. Salvatore Sechi e del prof. Carlo Guelfi c/o l’ufficio di Presidenza  (Piazza del Quirinale 00187 – Roma)

E-mail a cui inviare: presidenza.repubblica@quirinale.it, segreteriasg@quirinale.it, fax 06 46 99 31 25, Telex 06 62 00 22, esiste anche  la possibilità di inserire il testo in una casella già predisposta dagli uffici del Quirinale : https://servizi.quirinale.it/webmail/missiva.asp

Questo il testo della lettera indirizzata al Presidente della Repubblica, anche in allegato .pdf

 

PER IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA:
 
A Sua Eccellenza Ill.ma Sig. Presidente della Repubblica
 
Oggetto: Schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva 2009/28/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 23 aprile 2009 sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili, recante modifica e successiva abrogazione delle direttive 2001/77/CE e 2003/30/CE;  e più precisamente in ordine al testo pubblicato sul sito del “Sole 24ore” del 3/03/2011 che sarebbe stato approvato dal Consiglio dei Ministri in data 3-3-2011. MANIFESTA INCOSTITUZIONALITA’.
 
Il sottoscritto in relazione al provvedimento indicato in oggetto evidenzia la sussistenza di profili di manifesta incostituzionalità dello stesso con particolare riguardo  agli artt. 8 e 23 o altri diversi articoli che dovessero risultare dal testo definitivo, con sotto le rubriche rispettivamente:  “requisiti e specifiche tecniche” e “disposizioni transitorie e abrogazioni”.
1)    In ordine agli artt. 3 e 41 della Costituzione sotto il profilo della ragionevole discriminazione tra iniziative economiche che si trovano in fasi differenti; a tal fine si considera che la differenza nelle fasi di sviluppo degli impianti dipende da fattori non controllabili ed estranei alla volontà degli operatori, tra cui i ritardi negli iter burocratici dovuti all’inefficienza dei gestori e delle pubbliche amministrazioni competenti al rilascio dei titoli abilitativi; in altri termini, non potranno usufruire di incentivi quegli operatori che hanno avuto la sfortuna di avere a che fare con le amministrazioni e le agenzie degli operatori di rete più inefficienti;
2)    Per violazione dell’art. 41 della Costituzione, stante che l’introduzione del limite temporale del 31/5/2011 avrà l’effetto di stroncare tutte le ingenti iniziative economiche che non potranno adeguarsi al predetto non congruo, originale e imprevedibile termine, con palese violazione della libertà di iniziativa economica privata;
3)    Per contrasto con l’art. 76 della Costituzione, atteso che il Governo, delegato con legge Comunitaria 2009 (L. 4-6-2010 n. 96) all’attuazione delle direttive comunitarie in materia di PROMOZIONE DELL’USO DELLE ENERGIA DA FONTI RINNOVABILI, invece di promuoverle ha decretato nella sostanza la FINE delle stesse, contraddicendo in maniera evidente la delega ricevuta e i successivi pareri formulati dai due rami del Parlamento. In altri termini, così facendo il Governo ha esercitato illegittimamente il potere legislativo, in carenza di delega,  in contrasto con le indicazioni del Parlamento e degli indirizzi generali della  legge di delegazione;
4)    Per violazione dell’art. 117 della Costituzione: (i) in relazione al Protocollo di Kyoto, alla direttiva n.2009/28 del 23/4/2009 e non da ultima alla raccomandazione della Commissione Europea del  31 gennaio c.a., a seguito del citato incostituzionale Decreto Legislativo, l’Italia non raggiungerà gli obiettivi di cui ai predetti atti, violando così  i trattati internazionali recepiti.  (ii) in ordine all’art. 16 della Direttiva n. 2009/28 la quale impone che gli Stati membri assicurino che “siano adottate appropriate misure operative relative al mercato e alla rete affinchè vi siano meno limitazioni possibili dell’elettricità prodotta dalle fonti rinnovabili”; con l’introduzione dei limiti summenzionati lo Stato Italiano adotta un atto normativo diametralmente opposto agli obiettivi perseguiti col summenzionato articolo 16.
5)    Violazione dell’art. 97 della Costituzione che fissa i principi di imparzialità e buon andamento dell’azione amministrativa. Infatti, con il Decreto Legislativo in questione non sono stati individuati gli strumenti e le misure più adeguati e congrui, efficienti ed efficaci al fine del perseguimento dell’interesse pubblico concreto della promozione delle energie rinnovabili. E’di tutta evidenza, invece, che  il Governo ha perseguito l’obiettivo di porre fine in Italia alle energie rinnovabili.
Alla luce di quanto sopra, si chiede che Sua Eccellenza Sig. Presidente della Repubblica, nell’esercizio delle Sue prerogative e quale garante della Costituzione, voglia disporre il rinvio del superiore provvedimento per un suo riesame e una sua modifica al fine di renderlo coerente ai precetti costituzionali.

Roberto De Cia, Dir. Com. Alpha Energy - Savona

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