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Savona | 24 febbraio 2011, 12:02

La storia di Norma Cossetto icona della tragedia delle foibe

Continuano i racconti in esclusiva per Savonanews.it dello studioso Roberto Nicolick sulle vicende della seconda guerra mondiale

La storia di Norma Cossetto icona della tragedia delle foibe

Il 10 febbraio era la ricorrenza della Giornata del Ricordo per commemorare le migliaia di Italiani che finirono nelle Foibe nella ex Jugoslavia. Mi pare giusto raccontare la Storia di una ragazza Norma Cossetto, non Ligure ma Italiana, che divenne una icona della immane tragedia delle foibe, un simbolo dell’odio che ebbe come vittime tantissime creature colpevoli di essere  Italiane. La storia di Norma non è nuova, non è uno scoop ma deve essere ricordata per non dimenticare quello che accadde in territori a noi vicinissimi. Dimenticare Norma e tantissimi altri sarebbe come ucciderla tante altre volte , ricordarla significa invece onorare la sua memoria e la memoria dei suoi compagni di sventura. Per gli assassini , vale una sola parola : vergogna.    Norma Cossetto era una splendida ragazza di 24 anni di S. Domenico di Visinada ora non più Italiano ma Croato e si chiama Vižinada, laureanda in lettere e filosofia presso l'Università di Padova.  In quel periodo girava in bicicletta per i comuni dell'Istria per preparare il materiale per la sua tesi di laurea, che aveva per titolo "L'Istria Rossa" ( rossa per la presenza di bauxite). Il 25 settembre 1943 un gruppo di partigiani irruppe in casa Cossetto razziando ogni cosa. Entrarono perfino nelle camere, sparando all’impazzata per spaventare le persone. Il giorno successivo prelevarono Norma. Venne condotta prima nella ex caserma dei Carabinieri di Visignano dove i capibanda si divertirono sadicamente  a tormentarla, promettendole libertà e mansioni direttive, se avesse accettato di collaborare e di aggregarsi alle loro losche  gesta.  Al netto rifiuto, la rinchiusero nella ex caserma della Guardia di Finanza a Parenzo ora in Croazia  Poreč, assieme ad altri parenti, conoscenti ed amici tra i quali Eugenio Cossetto, Antonio Posar, Antonio Ferrarin, Ada Riosa vedova Mechis in Sciortino, Maria Valenti, Umberto Zotter ed altri, tutti di San Domenico, Castellier, Ghedda, Villanova e Parenzo, comuni tutti passati sucessivamente alla  ex Jugoslavia. Dopo una sosta di un paio di giorni, vennero tutti trasferiti durante la notte e trasportati con un camion nella scuola di Antignana, dove Norma iniziò il suo Golgota.  Fissata ad un tavolo con alcune corde, venne violentata da diciassette criminali, ubriachi e esaltati,  il tutto di fronte al padre che fu costretto ad assistere allo scempio prima di essere assassinato, quindi dopo lo stupro collettivo la povera Norma fu gettata nuda nella Foiba poco distante, sulla catasta degli altri cadaveri degli istriani. Una donna di Antignana che abitava di fronte, sentendo dal primo pomeriggio gemiti e lamenti, verso sera, appena buio, si avvicinò alle imposte socchiuse della scuola. Vide la ragazza nuda e nera dal pestaggio e dalle violenze, legata al tavolo, e la udì, distintamente, invocare la mamma e chiedere da bere per pietà…… Il 13 ottobre 1943 a S. Domenico ritornarono i tedeschi i quali, su richiesta di Licia, sorella di Norma, catturarono alcuni partigiani che raccontarono la sua tragica fine e quella di suo padre. il 10 dicembre 1943 i Vigili del fuoco di Pola,, ricuperarono la sua salma: era caduta supina, nuda, con le braccia legate con il filo di ferro, su un cumulo di altri cadaveri aggrovigliati; aveva ambedue i seni pugnalati ed altre parti del corpo sfregiate. Emanuele Cossetto lo zio, che identificò la nipote Norma, riconobbe sul suo corpo varie ferite d'arme da taglio; altrettanto riscontrò sui cadaveri degli altri".Norma aveva le mani legate in avanti, mentre le altre vittime erano state legate dietro.  La salma di Norma fu composta nella piccola cappella mortuaria del cimitero di Castellerier. Dei suoi diciassette torturatori, sei furono arrestati e obbligati a passare l'ultima notte della loro vita nella cappella mortuaria del locale cimitero per vegliare la salma, composta al centro, alla luce tremolante di due ceri, nel fetore acre della decomposizione di quel corpo che essi avevano seviziato sessantasette giorni prima, nell'attesa angosciosa della morte certa. Soli, con la loro vittima, con il peso enorme dei loro rimorsi, tre impazzirono e all'alba caddero con gli altri, fucilati a colpi di mitra. Negli anni successivi Norma verrà ricordata da alcuni Comuni come Fossano e Legnano, con la intitolazione di alcune vie al suo nome, le verrà concessa una laurea Honoris Causa dalla Università di Pavia e verrà insignita di ben due medaglie d’oro alla memoria, una per la Libertà assieme ai 119 martiri della Università di Padova e una sempre d’oro al merito civile dal Presidente della Repubblica Italiana Azeglio Ciampi. Roberto Nicolick

roberto nicolick

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