Attualità - 10 febbraio 2011, 16:52

Savona: preoccupanti indici di vecchiaia per una città che non cresce

Una situazione cui non sfuggono nel loro insieme gli 8 centri maggiori del Savonese che a settembre dello scorso anno assommavano 159.874 residenti

Nell’ambito della seconda metà dello scorso decennio, Savona capoluogo superò i 62.000 abitanti residenti già nell’agosto del 2007: poi, occorsero ben 37 mesi per passare dai 62.054 di allora ai 62.529 del settembre 2010 con un aumento in valori assoluti pari a 475 unità che in termini percentuali valgono uno 0,76 per cento in più. Una città che cresce poco, oltre tutto in un contesto provinciale dominato da preoccupanti indici di vecchiaia. Lo stesso ponente mostra limiti nel processo demografico. Prendiamo Albenga: il capoluogo ingauno, seconda cittadina del Savonese, toccò sempre nel corso dell’ultimo quinquennio i 24.000 residenti nel gennaio del 2008: precisamente 24.006; 32 mesi dopo, siamo sempre a settembre del 2010 ne contava 24.403, ossia 397 in più con una percentuale d’aumento sia pure maggiore rispetto a Savona, comunque dell’ordine dell’1,65 per cento.

Una situazione cui non sfuggono nel loro insieme gli 8 centri maggiori del Savonese che a settembre dello scorso anno assommavano 159.874 residenti con un incremento tendenziale dello 0,24 per cento e dello 0,18 per cento rispetto al dato del 1° gennaio 2010. Del resto, nel periodo gennaio-settembre 2010, l’aumento più significativo ha riguardato ancora Loano (1,48%), seguito nell’ordine da Albenga (0,63%), Alassio (0,37%) cui s’è unito il capoluogo (0,06%), mentre ulteriori segnali negativi provenivano da Cairo Montenotte e Finale Ligure (-0,3%), oltre che da Varazze ed Albisola Superiore.
A livello provinciale, settembre 2010, pur risultando positivo nel suo complesso, avendo raggiunto i 287.841 abitanti, ha registrato una crescita di 72 residenti contro i 213 dell’analogo periodo del 2009, a seguito di un minore apporto del saldo migratorio (+132 conseguente i 1.014 iscritti alle anagrafi comunali e gli 882 cancellati) e di un saldo naturale come sempre in perdita (-60) dovuto a 184 nascite contro i 244 decessi.

Savona ha così contribuito all’inversione di tendenza denunciata nel settembre scorso dalla Liguria, avendo segnato un aumento complessivo di 125 persone; nell’arco di un mese era passata da 1.615.914 residenti di fine agosto a 1.616.039 del 30 settembre con un saldo naturale negativo (-510) compensato da quello migratorio che ha registrato un + 635 unità tra iscritti e cancellati. Perdeva ancora abitanti la provincia di Genova giunta a 882.386 residenti (qui il saldo naturale sopravanzava di 28 unità quello migratorio), mentre La Spezia ne contava 78 in più unendosi al Ponente che ha continuato a denunciare nuove entrate, nonostante il rallentamento di Imperia (+3).
Se si guarda invece al movimento demografico della Liguria nell’arco dei primi 9 mesi del 2010, emerge una stazionarietà della regione nel suo complesso (+53 persone), avendo perduto la provincia di Genova e di La Spezia rispettivamente 794 e 202 residenti, compensati dalla crescita di abitanti nel Ponente (in totale 1.049). Nel frattempo, i 69 comuni che formano la provincia di Savona, in nove mesi, registravano un aumento in valori assoluti di 526 unità (+0,18%), passando da 287.315 abitanti di fine 2009 ai 287.841 di fine settembre 2010;  valore sia pure percentualmente inferiore sia al dato nazionale (+0,34 per cento), sia a quello del Nord-Ovest (+0,43 per cento). Da rilevare, poi, che l’aumento tendenziale della popolazione provinciale (tra settembre 2009 e settembre 2010) è stato dello 0,24%: in valori assoluti, nei dodici mesi considerati, 718 persone in più risultano residenti nei nostri comuni.
Analizzando, infine, nello specifico l’andamento della popolazione si nota che il movimento naturale in provincia ha fatto registrare complessivamente nei primi nove mesi del 2010 il consueto dato negativo, pari a –1.140 residenti, pur in misura inferiore al corrispondente periodo del 2009, il cui dato ammontava a –1.301. Periodo in cui si sono avute 1.514 iscrizioni di nati vivi in anagrafe con un decremento di 68 unità rispetto agli stessi mesi del 2009 (-4,3 per cento). Nello stesso periodo del 2010, il numero delle cancellazioni per morte risultava pari a 2.654, con un decremento di 229 unità (-7,9%) rispetto all’analogo periodo del 2009.

Per quanto concerne i dati relativi al movimento migratorio, rimane positivo il saldo (+1.666), seppure in flessione di 112 unità (-6,3%) rispetto a quello degli stessi mesi del 2009 (+1.778).  In particolare, nel periodo gennaio-settembre del 2010, si sono avuti 8.936 iscritti  alle anagrafi con un incremento  di 89 unità rispetto agli stessi mesi del 2009 (+1 per cento). Il numero dei cancellati è risultato pari a 7.270, con un aumento di 201 unità  (+2,8%) rispetto all’analogo periodo del 2009.
 
Il quadro nazionale
Alla fine di settembre 2010, la popolazione residente in Italia ammontava a 60.545.940 abitanti. Rispetto all’inizio del 2010 si registrava un incremento dello 0,34 per cento, pari a +205.612 unità, concentrato nelle regioni del Centro (+0,5 per cento), del Nord-est (+0,48 per cento) e del Nord-ovest (+0,43 per cento). Il movimento naturale faceva registrare complessivamente nei primi nove mesi del 2010 un dato negativo, pari a -22.349, con valori molto vicini a quelli dei corrispondenti nove mesi del 2009, il cui dato ammontava a -19.942. Il saldo era negativo in tutte le ripartizioni, con la sola eccezione delle regioni dell’Italia meridionale. Il tasso di variazione del movimento naturale risultava pari, a livello nazionale, a -0,4 per mille.

Nei primi nove mesi del 2010 si sono avute 413.866 iscrizioni in anagrafe per nascita, con un decremento di 8.301 unità rispetto agli stessi mesi del 2009 (-2,0 per cento), più rilevante nelle regioni del Nord-Ovest (-2,7 per cento, pari a 3.098 nati in meno) e del Sud (-2,4 per cento, pari a 3.481 nati in meno), mentre sono rimaste stabili i nati al Centro (71 nati in meno). Il tasso di natalità, pari a 6,8 nati ogni mille abitanti, si presentava più elevato della media nelle regioni dell’Italia del Nord-est (7,0 per mille), del Nord-ovest e del Mezzogiorno (6,9 per mille) e più basso in quelle del Centro e delle Isole (6,7 per mille).

Nello stesso periodo del 2010 si sono avute 436.215 cancellazioni per morte, con un decremento di 5.894 unità rispetto all’analogo periodo del 2009.
Nei primi nove mesi del 2010 i dati relativi al movimento migratorio con l’estero hanno fatto  registrare un saldo positivo (+282.873), maggiore di quello degli stessi mesi dell’anno precedente (+272.226), con un incremento del 3,9 per cento, concentrato nelle ripartizioni Meridionale (+24,3 per cento) e Insulare (+15,0 per cento), mentre al Centro si è registrato  un decremento (-3,2 per cento). Tuttavia, il tasso migratorio estero, pari al 4,7 per mille a livello nazionale, ha assunto i valori più elevati nell’Italia Centrale (6,0 per mille) e nelle due ripartizioni del Nord (5,6 per mille), mentre nelle ripartizioni Meridionale e Insulare ha registrato valori più bassi, rispettivamente pari a 2,8 e 2,4 per mille. 
 
 

sav.econ.