Valle Erro - 28 gennaio 2011, 17:46

Sassello: il parco del Beigua di rivela un paradiso per rapaci e uccelli

Dati un po’ meno confortanti sono scaturiti, invece, con riferimento ai monitoraggio naturalistici delle specie nidificanti a livello regionale

Ventisei specie di rapaci diurni (Biancone, Falco pecchiaiolo, Nibbio bruno, Poiana, Aquila minore, Falco di palude, Sparviere, Lodolaio, Gheppio, Falco cuculo, ecc.) segnalate in periodo migratorio con una stima complessiva che solo per il 2010 è quantificabile in 10.000 – 11.000 rapaci migratori che transitano sopra il Parco del Beigua. Sono questi, in sintesi, alcuni dei clamorosi dati emersi nel corso della presentazione annuale dei risultati dei monitoraggi naturalistici che si è tenuta  presso la Sala Rappresentanza della Regione Liguria.

Con specifico riferimento alla migrazione dei rapaci diurni, le attività di monitoraggio realizzate già da alcuni anni sono finalizzate a verificare annualmente la consistenza numerica delle popolazioni, aventi destinazioni e origini geografiche anche molto diverse tra loro. Tra queste si segnalano il Biancone, la specie simbolo per l’area naturale protetta del Beigua e per l’Arenzanese in particolare, essendo il Parco e l’istituto comunitario ad esso sovrapposto, chiamato ZPS (acronimo che significa Zona di Protezione Speciale per gli uccelli) “Beigua-Turchino” posti su di una rotta di primaria importanza che conduce in Italia, a marzo, anche fino a 2000 individui diretti in Italia a nidificare; l’Aquila minore con le sue curiose e peculiari direttrici migratorie tra la Penisola Iberica e l’Italia meridionale; il Falco pecchiaiolo, il frequentatore più assiduo, che può transitare anche con più di 2500 individui in un solo giorno; il Grifone, altro maestoso veleggiatore che sempre più spesso appare nei cieli del Parco del Beigua.

Questi dati conoscitivi e ovviamente molte altre informazioni acquisite nel corso degli ultimi anni sulla fenologia e sul comportamento migratorio dei rapaci migratori, derivano proprio dai risultati e dalle esperienze di lavoro fornite da questo monitoraggio, sistematico e standardizzato, che alcuni esperti ornitologi portano avanti da oltre una ventina di anni sulle varie specie di rapaci e sugli altri gruppi di specie affini per strategia di migrazione (cioè i grandi veleggiatori come le cicogne e la gru). Non solo, ma la finalità del monitoraggio è anche la valutazione dell’andamento nel tempo di queste popolazioni, cioè riuscire a interpretare dai dati conseguiti se queste sono da ritenersi stabili, in calo o in aumento, come appare, in questo ultimo caso, per il Biancone.

Alla luce dei risultati dei monitoraggi che si stanno attuando nel Parco del Beigua e in altre località italiane interessate dalla linea di passo del Biancone, è ragionevolmente possibile ridefinire quantitativamente, e in senso estensivo, la stima della popolazione che entra in Italia (la terza in Europa per numero di coppie) a livello degli adulti riproduttori.

Dati un po’ meno confortanti sono scaturiti, invece, con riferimento ai monitoraggio naturalistici delle specie nidificanti a livello regionale. La Regione Liguria, attuando un sistema integrato di censimenti affidato all’Ente Parco del Beigua, a partire dall’anno 2008 ha intrapreso un esteso progetto di monitoraggio dell’avifauna, riguardante sia le aree protette della Rete Natura 2000, sia altre aree di conclamato interesse ornitologico a livello ligure. Tali monitoraggi utilizzano un ormai consolidato modello che – pur richiedendo un limitato investimento umano ed economico – permette di documentare lo stato attuale delle specie, di caratterizzare  l’avifauna nidificante evidenziando gli andamenti delle popolazioni, di monitorare le specie importanti dal punto di vista conservazionistico e gestionale.

Tra le specie che nidificano in Liguria, la tendenza mostrata dall’andamento delle loro popolazioni evidenzierebbe una situazione di stabilità per le specie più importanti ai fini conservazionistici e quelle che preferiscono le aree boscate; mentre, per le specie ampiamente distribuite sul territorio oppure legate  agli agroecosistemi si riscontrerebbe una moderata diminuzione.