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Eventi | 09 dicembre 2010, 16:45

Cairo: al Teatro Città appuntamento con lo spettacolo teatrale “A corpo morto”

Spettacolo con le straordinarie maschere di Werner Strub, considerato il maggiore “mascheraio” del teatro occidentale odierno

Cairo: al Teatro Città appuntamento con lo spettacolo teatrale “A corpo morto”

Sabato sera alle 21 al Teatro Città di Cairo Montenotte appuntamento con lo spettacolo teatrale “A corpo morto”,  di e con Vittorio Franceschi, regia di Marco Sciaccaluga,  produzione Teatro Stabile di Genova, con le straordinarie maschere di Werner Strub, formatosi nella bottega padovana di Sartori e considerato il maggiore “mascheraio” del teatro occidentale odierno.

Per questo spettacolo, come per tutti gli altri appuntamenti in calendario, è possibile acquistare i biglietti al costo di 22,00 € presso l’URP – Ufficio per le Relazioni con il Pubblico del Comune, tutte le mattine dal lunedì al sabato dalle ore 9 alle ore 12, telefono 019/50707307, e-mail urp@comunecairo.it

La pagina dedicata alla Stagione Teatrale 2010/2011 http://www.comune.cairo-montenotte.sv.it/servizi/menu/dinamica.aspx?idArea=18316&idCat=21895&ID=21895

La commedia “A corpo morto”, con la quale Vittorio Franceschi ha ottenuto nel 2009 il Premio della critica, è strutturata in maniera lineare, su un modello classico: prevede un prologo, cinque monologhi intervallati da quattro intermezzi corali e un epilogo. Sulla scena si avvicendano cinque personaggi che Sciaccaluga ha deciso di affidare ad un solo attore, lo stesso Vittorio Franceschi, facendogli indossare le particolarissime maschere create appositamente dallo svizzero Werner Strub (collaboratore di Benno Besson, Jean-Louis Barrault e Giorgio Strehler, formatosi nella bottega padovana di Sartori), considerato il maggiore “mascheraio” del teatro occidentale odierno. Da questi personaggi defunti scaturiscono cinque riflessioni sulla morte ma anche sull’esistenza e la realtà quotidiana: un ragazzo si rivolge alla compagna amatasempre in silenzio, una moglie al marito con cui ha trascorso tutta la vita, un padre al figlio, una figlia alla madre e un barbone a un compagno di strada. Seppur nate da esperienze differenti ed esaminate da dissimili punti di vista queste piccole tranches de vie si ricongiungono in un unico percorso e portano ad un’unica riflessione, confrontandosi con quell’eterno muro invalicabile, la morte, che Franceschi chiama “mistero, insensatezza, paura, sberleffo, oblio... insomma il buio, il dopo, o se si preferisce il tutto e il nulla”. “A corpo morto” è uno spettacolo che parla con leggerezza e con partecipazione del dolore universale, della morte e della vita in cui si piange e si ride, in compagnia di un protagonista che, indossando queste diverse maschere, diventa il cantastorie dell’esistenza altrui, una sorta di collezionista di esperienze umane.

Come racconta Sciaccaluga optare per un unico interprete non è stata un’operazione immediata: «In una totale adesione al progetto drammaturgico di Franceschi mi ero subito messo al lavoro per individuare gli interpreti, poi mi sono ritrovato con molti giovani a disposizione, ma pochi attori per le parti più adulte. Così ho pensato alla maschera, non come a uno degli addobbi del teatro, ma come punto di partenza del teatro stesso. A questo ragionare si sono aggiunte considerazioni di ordine etico ed estetico».

Sebbene Franceschi avesse già lavorato con le maschere (diretto da Besson nell’Edipo e nell’Augellin bel verde), per questo spettacolo non aveva pensato ad esse:« Come si trova un attore a recitare con le maschere? Per me è un'esperienza felice e già fatta. Sei costretto a far vibrare corde che normalmente non usi a raggiungere il massimo della sintesi nell'uso della voce e del gesto. Sento che quando metto la maschera sono invitato a calcolare la gestualità più precisamente. Insomma fosse per me ci lavorerei sempre perché quello che mi importa davvero è creare poesia e emozione. Anche perché quelli che vanno a teatro oggi siano degli eroi. Quando si apre il sipario si aspettano un dono, e quindi noi abbiamo il dovere di dare il massimo».

Personaggi: 

• Un ragazzo. Col casco, sui diciott'anni.

• Una moglie. Di età matura ma non vecchia.

• Un padre. Elegante in cravatta, sui cinquanta.

• Una figlia. Sui trent'anni.

• Un barbone con un sacchetto di plastica. Età indefinibile.

• Il Coro (formato dagli stessi attori che interpretano i cinque personaggi).

Chi è Vittorio Franceschi:

Attore, autore e regista teatrale, Vittorio Franceschi, dopo le prime esperienze di teatro-cabaret all'inizio degli anni '60, ha lavorato a lungo allo Stabile di Trieste dove nel 1964 fu allestita la sua prima commedia Pinocchio minore - favola perbene con burattini di carne e nel 1966 Gorizia 1916 - documentario per il teatro sulla prima Guerra Mondiale. Nel 1968, con Dario Fo e Franca Rame, è tra i fondatori dell'Associazione Nuova Scena; dopo l'uscita per divergenze politiche di Fo e Rame (1970), resta alla guida di Nuova Scena fino al 1981, trasferendone la sede da Milano a Bologna e trasformandola in Cooperativa. Fra i suoi testi rappresentati in quegli anni, Un sogno di sinistra (1969), La ballata dello spettro (1974) e L'Amleto non si può fare (1976). Poi scrive Monologo in briciole (1984), Beckett-concerto(1987), Ordine d'arrivo (1988), Scacco pazzo (1991, regia di Nanni Loy), Jack lo sventratore (1992, regia di Nanni Garella). Nel 1999 scrive Cabaret da viaggio, L'uomo che mangiava i coriandoli, nel 2001 La signora dalle scarpe strette (regia di Walter Le Moli). Traduce L'ispettore generale di Gogol per lo Stabile di Genova e la regia di Matthias Langhoff. Nel 2002 L'Arca di Gegè; nel 2004 pubblica il volume in versi Stramba Bologna sghemba. Del 2005 è la commedia Il sorriso di Daphne per la regia di Alessandro D'Alatri; del 2007 il monologo Dialogo col sepolto vivo. Franceschi è Condirettore della Scuola di Teatro Alessandra Galante Garrone di Bologna, dove insegna recitazione.

Chi è Marco Sciaccaluga:

Marco Sciaccaluga si avvicina al teatro molto giovane e già negli anni del liceo inizia a frequentare i seminari del Teatro Stabile. Dopo l'esperienza nella Cooperativa Teatro Aperto, con la quale ottiene molta attenzione soprattutto per la regia di Il perdono reale, viene scritturato dal Teatro Stabile di Genova come assistente alla regia e attore e, dalla stagione 1975/76, ne diventa regista stabile: ruolo che ricopre ancora oggi, essendo dal 2000 anche condirettore del Teatro. Solo occasionalmente ha diretto spettacoli per altri Stabili (Catania, Torino, Trieste, Veneto), per compagnie private (Glauco Mauri, Carlo Giuffré, Giulio Bosetti, Aroldo Tieri e Giuliana Lojodice, Mino Bellei, Ugo Pagliai e Paola Gassman) o rassegne nazionali (Ente Teatrale Fiesolano, Festival di Spoleto, Festival di Taormina e Estate Teatrale Veronese). Ha diretto spettacoli nei teatri nazionali olandese e croato. Ha insegnato al Motley Design Course di Londra e presso la Scuola di Recitazione del Teatro Stabile di Genova. Insegna "Istituzioni di regia" all'Università di Milano.

 

 

 

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