Attualità - 16 novembre 2010, 17:40

Sappe: “Nuovo carcere, ora si passi dalle parole ai fatti”

"Il carcere di Savona è contro il dettato costituzionale della rieducazione del detenuto ed espone gli agenti di Polizia penitenziaria a condizioni di lavoro gravose e a rischio"

“E’ apprezzabile che si torni finalmente a parlare di una alternativa all’attuale carcere di Savona, probabilmente il peggiore dal punto di vista strutturale nel Paese. Non è infatti accettabile avere un carcere vergognoso come il Sant’Agostino, indegno per i poliziotti penitenziari che ci lavorano e per chi vi sconta una pena (qualcuno addirittura in celle senza finestre!). Uno Stato civile deve togliere la libertà a chi è giudicato colpevole, ma non può togliere la dignità delle persone. E non può e non deve mettere in condizioni le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria di lavorare perennemente in emergenza e sotto organico, facendo letteralmente salti mortali ogni giorno per garantire ordine e sicurezza. In questo contesto, le dichiarazioni dei politici Remigio (Pdl) e Pizzorno (Udc) sono positive qualora ad esse facciano seguito azioni concrete. Noi rinnoviamo la nostra proposta, formalizzata poche settimane fa in un convegno che si è tenuto a Cairo Montenotte: è possibile realizzare un nuovo carcere nella Valbormida, in tempi estremamente brevi, con costi contenuti ed avvalendosi di manodopera locale. Si costruisca un carcere secondo il sistema modulare”.

E’ quanto scrivono in una nota Donato Capece e Roberto Martinelli, (nella foto) rispettivamente segretario generale e Commissario straordinario per la Liguria del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, la prima e più rappresentativa organizzazione di Categoria.

“Il carcere di Savona è contro il dettato costituzionale della rieducazione del detenuto ed espone gli agenti di Polizia penitenziaria a condizioni di lavoro gravose e a rischio” sottolineano Capece e Martinelli. “Tutti dicono che serve un carcere nuovo a Savona ma nessuno concretamente lo vuole. Noi abbiamo da tempo proposto una soluzione alternativa in linea con l’edilizia penitenziaria europea nell’area della Valbormida: si tratta di un progetto che riguarda un “sistema modulare”, vale a dire un edificio  con grandi capacità di resistenza agli agenti atmosferici, agli attacchi chimici o ad altri processi deteriorativi, che può essere sopraelevato senza particolari misure strutturali e con costi competitivi e tempi di esecuzione estremamente rapidi. Si tratta di edifici con 600 posti letto costruibili  in quattro mesi, avvalendosi di manodopera del posto,  con un costo inferiore ai 20 milioni di euro, e posti in opera in soli 7 mesi. Questa potrebbe essere una rapida soluzione per sanare la vergogna dell’attuale carcere savonese”.