Fare la spesa costa a Savona 6.496 euro all’anno, a fronte dei 6.300 della media nazionale. E’ quanto emerge da un’indagine di Altroconsumo sulla spesa in 62 città italiane. Nella classifica del caro spesa Savona è tra le prime posizioni, dopo Sassari 6.646, Catania, 6.630, Ancona 6.575, Roma 6.562, Lecce 6.554, Pescara 6.552, Messina 6.502 e Cagliari 6498. Genova è più indietro, a 6.454, e La Spezia si ferma a 6.016, mentre l’indagine non ha preso in considerazione Imperia.
La ricerca di Altroconsumo non si è fermata a rielaborare i dati Istat sulla spesa ma ha preso in considerazione ben 850 mila prezzi in 635 diversi supermercati, 138 ipermercati e 153 hard discount in tutta Italia.
In questo modo è stato possibile, per ciascuna città, stabilire qual è il negozio meno caro e quale il più “salato”, stabilendo un altro genere di classifica, ovvero quella delle città dove, scegliendo i prodotti più convenienti, è possibile ad una famiglia-tipo risparmiare di più.
Si è così scoperto che la città dove si trova il negozio più a buon mercato è Verona. A questo punto vendita è stato attribuito l’indice 100 e su questa base sono stati poi calcolati i livelli dei prezzi praticati in tutti gli altri supermercati . A Savona, rispetto a Verona, il supermercato meno caro si colloca a quota 118, mentre quello più caro arriva a 131. Sulla base della spesa media pari a 6.496 euro, è stato calcolato che facendo la spesa nel punto vendita meno caro la famiglia savonese potrebbe risparmiare in un anno 695 euro rispetto a quanto spenderebbe nel supermercato più caro. Non sono pochi soldi, ma il potenziale risparmio è inferiore a quanto è possibile fare a Genova (784 euro in meno= o alla Spezia (957 euro in meno). La città italiana dove il divario dei prezzi è più alto è Firenze, con 1.622 euro di potenziale risparmio, seguita da Rimini, Milano e Verona.
Scegliere dove fare la spesa determina se rientrare o meno nel bilancio familiare. Con il potere d’acquisto per le famiglie ridotto secondo l’Istat del 2,6% nell’ultimo anno e con il 17% di queste che non arriva a fine mese a coprire le spese, puntare sulla convenienza è la soluzione indicata da Altroconsumo.
Merita attenzione anche la scelta all’interno dello stesso punto vendita. Comprare i prodotti in offerta permette un risparmio medio del 21% che diventa in un anno un gruzzolo di 1300 euro. Scegliere quelli a marchio commerciale (col logo del supermercato stesso sulla confezione, per intenderci) porta a un risparmio del 41%, pari a 2.500 euro in un anno. Se si acquistano i prodotti “primo prezzo” lo scontrino si dimezza, con un risparmio di 3 mila euro di media all’anno.
Se si decide di fare la spesa all’hard discount l’esborso medio passa dai 6.300 euro ai 2.500 all’anno.
Altra considerazione di rilievo: la concorrenza tra diverse insegne offre opportunità ai consumatori, nelle regioni dove funziona. Nel Centro-Sud, ma anche in città come Genova, Livorno, Aosta, la mancanza di stimoli e tensioni tra punti vendita e catene distributive congela i prezzi verso l’alto, limita la forbice tra punto vendita più caro e meno caro e le possibilità di risparmio si contraggono sino a soli 300 euro. Ad esempio a Firenze gli indici di massimo e minimo prezzo sono rispettivamente 132 e 101, consentendo il risparmio annuo iondicato (1.622 euro); a Savona i due indici sono 131 (il massimo è toccato da Rimini con 134) e 118 (rispetto al già citato minimo di Verona pari a 100). Vale a dire che anche sotto la Torretta un po’ di co0ncorrenza non farebbe male alle tasche dei cittadini
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