Attualità - 24 luglio 2010, 18:15

Cengio: il Piemonte chiede 253 milioni per le aree Acna

Le aree ex Acna continuano a non essere nella disponibilità degli enti pubblici incaricati di promuoverne il riutilizzo a fini produttivi, bloccate dalla mancanza di un accordo sulle richieste di risarcimento del danno ambientale avanzate dai comuni piemontesi della Valle Bormida: il calcolo, confermato nei giorni scorsi nell'ambito di una riunione tra l'assessore provinciale di Cuneo, Luigi Costa, ed i rappresentanti dei 16 comuni che si affacciano sul fiume Bormida, tocca quota 253 milioni di euro, ai quali dovrebbe quantomeno essere aggiunto il danno subìto dal territorio comunale di Cengio, sede dell'Acna, ed eventualmente quello di comprensori della bassa Valle Bormida alessandrina.

 

Questo è il prezzo richiesto all'Eni – società rimasta con il cerino Acna in mano dopo i numerosi cambi di assetto proprietario avvenuti durante l'attività ultracentenaria dell'azienda chimica – per chiudere definitivamente il conto con i danni provocati dalle lavorazioni. Ma è un conto che l'Eni non intende pagare, sottolineando di aver già fatto la propria parte sostenendo le ingenti spese (oltre 150 milioni di euro) per la bonifica, la messa in sicurezza e la caratterizzazione dell'intero ex sito industriale di Cengio. Il contenzioso non consente alla società Syndial, che per conto di Eni gestisce le aree ex Acna, di trasferire la proprietà dello stabilimento alle società pubbliche liguri che dovrebbero promuoverne il risuo produttivo. La Regione Liguria ha tentato di chiudere il contenzioso proponendo uno scambio tra danno ambientale e valore patrimoniale delle aree, ma è evidente che la richiesta piemontese va ben oltre un pur congruo valore da attribuire all'ex sito Acna. E i benefici sarebbero in larga parte circoscritti agli enti liguri.

 

L'impasse è quindi destinata a continuare. I sindaci dei 16 comuni piemontesi hanno firmato un documento, indirizzato al commissario per la bonifica Romano, al ministero dell'Ambiente, alla Protezione civile, alla Regione Piemonte, alla Regione Liguria ed alle Province di Cuneo e Savona sottolineando che "è pieno diritto del territorio di poter disporre dell'indennizzo a fronte del danno ambientale subito". Gli amministratori piemontesi intendono perseguire l'ottenimento e l'assegnazione al proprio territorio dell'indennizzo spettante "senza riserva alcuna e presso ogni sede opportuna". Il che apre la prospettiva di una lunga causa giudiziaria lasciando nell'incertezza la sorte delle aree di Cengio. Proprio per non essere additati come responsabili del possibile allungamento dei tempi di reindustrializzazione del sito, i sindaci dichiarano di impegnarsi "fin d'ora ad avviare un progetto condiviso con tutti gli Enti di riferimento, Università di Torino e di Genova, per la riqualificazione del territorio danneggiato, la sua rivalorizzazione, al fine di creare un polo di eccellenza dei vari settori ai quali il territorio è vocato e che possa diventare polo di attrazione e volàno per l'economia di tutta l'area piemontese e ligure".

sav.econ.