Attualità - 11 dicembre 2009, 17:19

Piazza Fontana e bombe di Savona: parla Francesco Pazienza

Francesco Pazienza si racconta in un'intervista esclusiva a <B>Savonanews</B>, primo quotidiano on line nato in provincia di Savona. Ha scontato 10 anni per depistaggio alle indagini sulla strage di Bologna, altri 3 per il crac Ambrosiano e associazione a delinquere. Amico di Noriega, frequentatore dei servizi segreti francesi, americani e sudamericani, nel 1980 è a capo del Super Sismi.

Braccio destro di Licio Gelli, il suo ambiente è il sottobosco di confine fra l'alta finanza e l'alta criminalità, l'alta politica e il Vaticano. Protagonista delle vicende più tragiche della storia italiana degli anni '80, è depositario di informazioni mai rivelate, altre raccontate a modo suo. Laureato in medicina a Taranto, non ha mai indossato un camice. Negli anni '70 vive a Parigi e fa intermediazioni d'affari per il miliardario greco Ghertsos. Poi l'incontro con il capo del Sismi, Santovito. Grandi alberghi, yacht, belle donne, sigari rigorosamente cubani e tagliasigari d'oro...

 

Un'altra epoca. Adesso ha 62 anni e fuma le Capri... Milena Gabanelli descrive così Francesco Pazienza nella sua intervista a Repubblica nel gennaio di quest'anno.

 

Per chi non lo conoscesse - Francesco Pazienza, ex ufficiale del Sismi, il servizio segreto militare italiano, ha un curriculum che fa paura. Solo nell'archivio dell'ANSA, il nome di Pazienza Francesco si trova in 57 schermate da 30 articoli ciascuna. Per dare un'idea... Tanto, forse troppo per riuscire a tracciare un profilo completo di un personaggio misterioso, il cui nome appare - a torto o a ragione - in quasi tutti i misteri irrisolti di questo Paese, dal crack di Michele Sindona e del Banco Ambrosiano / Calvi allo IOR di Mons. Marcinkus, all'attentato a Papa Wojtyla, fino alla P2 e alla strage di Bologna, passando per il caso Pecorelli e Gladio. Francesco Pazienza (con una laurea da 110 e lode in medicina) oggi è libero, ma continua a prestare servizio in croce rossa, in un paesino della Liguria.

 

Quando lo conobbi nel corso di un' "irruzione" giornalistica in una sede Pubblica Assistenza, indossava la divisa rosso fluò dei militi e stava leggendo l'Herald Tribune... A 40 anni dalla strage di Piazza Fontana (il triste anniversario ricorre domani) sembra interessante chiedergli una lettura di quei fatti, del tutto inedita.

Il numero di cellulare è ancora attivo. Risponde.

 

<B>Francesco Pazienza, a quarant'anni dalla strage di Piazza Fontana, ci può dire com'è andata?</B>

"Non so nulla..."

 

<B>

MM: detto da lei è il colmo...</B>

 

F.P. Un momento, stiamo parlando del 1969 e non mi ero ancora laureato. L'unica cosa che so è che su questa cosa (Piazza Fontana n.d.r.) stimolai un uomo che sapeva tutto, che si chiamava Federico Umberto D'Amato (Prefetto, ex direttore dell' Ufficio Affari Riservati del Ministero dell' Interno durante il sequestro Moro vedi it.wikipedia.org/wiki/Federico_Umberto_D%27Amato n.d.r) , mi disse: "quella non doveva essere una strage. quei cogl... non sapevano che la banca era aperta"

 

<B>MM: La banca è la Nazionale dell' Agricoltura di Piazza Fontana a Milano, ma quei cogl... chi sono?</B>

 

F.P. In quegli anni Federico Umberto D'Amato era uno degli uomini più potenti d'Italia... Secondo lui (l'attentato in Piazza Fontana n.d.r.) doveva essere un atto dimostrativo. Che poi il suo Ufficio tirasse le cordicelle di questi, non me lo disse. Mi ricordo però il suo scatto! Ripeto, mi disse "Quei cogl.... sono andati a mettere una bomba e non lo sapevano che il pomeriggio la banca non era chiusa, quei cogl..." ricordo benissimo quest'espressione: quei cogl...

 

<B>MM: Quando glielo disse?</B>

 

F.P.: Ricordo che lui (D'Amato n.d.r.) doveva essere ascoltato a Milano proprio su piazza Fontana. Gli dissi che ci saremmo allora visti per cena. Era 1993 / 1994...

 

<B>MM: Quei cogl... chi sono?</B>

 

F.P.: Le sto dicendo esattamente quello che mi disse. Io mi permisi di chiedergli se avesse saputo qualcosa in anticipo o meno, ma sapevo che non mi avrebbe risposto...

 

<B>MM: Sarebbe utile saperlo. Lei crede nella strategia della tensione?</B>

 

F.P. Mentre dieci anni fa ero convinto che la strategia della tensione fosse una bufala, adesso dopo avere riflettuto e letto sono molto meno sicuro della mia convinzione di allora. In Italia è successo veramente qualcosa. Sulla strage di Bologna ci fu un vero e proprio depistaggio per coprire le responsabilità di Gheddafi, lo dissi anche a Milena Gabanelli

 

<B>MM: Su Bologna ne riparliamo a fine luglio se crede. Vorrei invece chiederle un commento sulle cosiddette "Bombe di Savona", una serie di 12 attentati non letali che tra il 1974 e il 1975 misero a dura prova una città operaia come questa...</B>

 

F.P.: Non ne so proprio niente...

 

Mario Molinari

<a href="mailto:ilpunto@savonanews.it">ilpunto@savonanews.it</a>

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