- 14 aprile 2009, 17:49

Savona: il ponte pasquale ha resistito alla crisi

Il ponte di Pasqua ha resistito alla crisi. Ed ha fatto tirare un profondo sospiro di sollievo agli operatori turistici savonesi. E' andata meglio del previsto sia per quanto riguarda il numero delle presenze, sia sul fronte meteorologico.

"In effetti, temevamo un tracollo che non si è assolutamente verificato – commenta il presidente provinciale dell'Unione Albergatori, Angelo Galtieri <B>(nella foto)</B> -. C'è stato movimento per cinque giorni e, dopo le nuvole, è spuntato, finalmente, un sole primaverile che ha risollevato il morale dei clienti, ma anche il nostro".

 

Naturalmente, la medaglia ha anche un'altra faccia, meno positiva: "Sì – risponde il rappresentante degli albergatori -. Intanto, siamo stati interessati ad un vistoso calo degli ospiti stranieri, mentre si sono visti più italiani che in passato. Dovevamo anche aspettarcelo, perché la crisi ha, in qualche modo, fatto selezione, nel senso che chi veniva da più lontano ha rinunciato, preferendo mete vicine a casa, mentre lo stesso ragionamento ha portato in Riviera molti piemontesi e lombardi che, in altre circostanze, sarebbero andati altrove".

Un altro aspetto negativo riguarda un problema ormai cronico, quello della viabilità, acuito in queste settimane dalla nuova frana tra Noli e Varigotti. "Qui si viene per riposarsi e ricaricare le pile – aggiunge Galtieri -. Se, poi, per rientrare a casa devi farti una coda di 50 chilometri in autostrada, il gioco finisce per non valere la candela. Abbiamo un problema serio di comunicazioni e non si sta facendo abbastanza per rafforzare la rete autostradale: siamo sempre a livello di intenzioni, nemmeno ancora a quello della progettazione e della ricerca dei finanziamenti".

Se, per la Riviera, la Pasqua ha rappresentato un'iniezione di cauto ottimismo, note positive giungono anche dall'entroterra, dove si è assistito ad un vero boom degli agriturismi e dei ristoranti di campagna. Per la tradizionale gita fuori porta, i savonesi hanno abbandonato l'usanza del "merendino" sui prati, preferendo una più comoda e rassicurante (col tempo capriccioso) sosta nei locali sulla prima collina litoranea e in Valle Bormida.

sav.econ.