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Attualità | 04 dicembre 2008, 08:27

Savona: il messaggio augurale del vescovo Lupi

Savona: il messaggio augurale del vescovo Lupi

Questo il testo del messaggio natalizio che il vescovo ha scritto per "Il Letimbro" in uscita oggi.

 

Il primo Natale che celebro con voi cade in un momento particolarmente difficile: è in atto una grave crisi dell'economia mondiale, c'è un diffuso timore per il domani, un profondo disagio investe la vita politica, la vita della scuola e il mondo del lavoro; tutto questo non può non avere ripercussioni profonde nella sfera familiare.

Il credente attento e sensibile, tuttavia, avverte anche un altro tipo di malessere, sottile e pernicioso; così sottile che si rischia di esserne travolti senza neanche averne coscienza e quindi doppiamente pericoloso: l'indifferenza di fronte alla "bella notizia" dell'amore di Dio che viene a cercarci. Uno dei limiti dei cristiani di oggi, anche nelle classi colte, è la non conoscenza delle verità della fede e la conseguente incertezza sui principi fondamentali che devono orientare la vita. Si preferisce la penombra alla luce, l' inerzia all'impegno, il dubbio alla verità. Ai cristiani manca, troppo spesso, la voglia di essere cristiani. Il Signore è tenuto lontano, coperto dai veli dell'ignoranza e del dubbio che lo rendono inoperante nell'anima.

Natale è Dio che viene ancora a cercarci, che vuole portare gioia alla nostra vita, che vuole farci conoscere quanto ci ama, nonostante le nostre indegnità. La lenta rimozione che si fa non solo nella società, ma anche nelle famiglie di tutto quello che ci richiama al sacro nel Natale appare come se ai genitori desse fastidio l'idea che i ragazzi crescano sapendo che Dio li ama alla follia.

Il Natale è già stato in buona misura svuotato dei suoi solidi contenuti: l'albero e Babbo Natale stanno sempre più sostituendo il Presepio e tentano di risolvere in mito e in gioco la deliziosa, travolgente storicità del Mistero. La mente, forse, si diverte; ma si confonde. Si diventa volentieri fanciulli, ma tali si resta. Abbagliati dalle luci si finisce per non cercare più "la Luce vera che viene nel mondo" (Gv. 1,9); non si approda più all'incontro con il Bambino celeste. Allora con facilità "il Natale scivola nel surrogato: nei dolci, nei lumi, negli auguri, nei pranzi, che collegati con l'originaria letizia della festa religiosa hanno anch'essi una loro ragion d'essere, nella misurata espressione d'un gentile costume cristiano: ma, a sé stanti, che sono? La festa comincia ad accusare il suo vuoto e, per nasconderlo, ecco la frenesia del divertimento e della dissipazione esteriore e mondana: il Natale, allora, ha perduto ogni sua autenticità" (così il cardinale G. B. Montini nel lontano Natale del 1955; da allora la situazione non è certo migliorata).

Dobbiamo reagire, tutti: sacerdoti e fedeli, singoli, gruppi e famiglie per non essere anche noi travolti.

La prima, fondamentale cosa da fare è aprire il Vangelo. Il racconto di Luca è così preciso e lineare che ci permette di essere quasi spettatori dell'ineffabile avvenimento: l'editto di Cesare Augusto, il viaggio di Maria e Giuseppe, l'arrivo a Betlemme"e mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia" (Lc. 2, 6). Poi l'arrivo dei pastori e il canto degli angeli.

A questo punto dovremmo lasciare spazio al silenzio; l'atmosfera del Natale è il silenzio. Leggendo il Vangelo si ha netta l'impressione di una calma immensa, come se sulla terra tutto di fosse fermato, immobile, per accogliere il Figlio di Dio. La liturgia ha scelto un piccolo brano del Libro della Sapienza come sfondo dell'avvenimento: "Quando il silenzio avvolgeva ogni cosa e la notte era giunta a metà del suo corso, la tua Parola scese dal trono regale". Il Verbo eterno e onnipotente, sceso dal trono regale, lo troviamo minuscolo e indifeso in una mangiatoia . Il cielo si è spalancato; il mistero delle vita interiore di Dio si è manifestato. Ancor prima dell' esistenza del Verbo tra noi ci è rivelata la sua preesistenza presso Dio: "In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio" (Gv. 1, 1). A questo punto il silenzio diventa adorazione: dovremmo cadere in ginocchio e adorare.

Il Natale è la celebrazione del grande viaggio che il Figlio di Dio ha compiuto e continua a compiere per avvicinarsi a noi; nel Natale è rivelata la volontà del Figlio di superare le distanza, di valicare gli abissi che ci separano da Lui e di farsi nostro fratello. E' mistero di comunione. Proviamoci a dedicare la nostra attenzione, il nostro amore silenzioso al Bambino nato per noi; allora, e solo allora, sentiremo anche noi cori di angeli che cantano la gloria di Dio e annunciano la sua pace donata agli uomini e rivelata in un bambino, un gesto onnipotente di salvezza offerto a ciascuno di noi , l'abbraccio silenzioso di Dio a questa nostra dolente umanità.

Quel Bambino è l'unico che può sollevarci dalla nostra stanchezza, perdonare il nostro peccato, suggerirci canti di una gioia dimenticata. Le sue mani sono piccolissime; ma se le osserviamo bene, troveremo in esse i segni sanguinosi della passione e i bagliori accecanti della risurrezione. E una infinita capacità di sorreggere, di consolare e di salvare. Sono le mani di Dio.

Auguro ai Sacerdoti di saper diventare, sempre di più, lieti e coerenti adoratori del Mistero che sono chiamati ad annunziare.

Auguro ai fedeli di aprire con prontezza e senza riserve la mente, il cuore e la vita per accogliere con animo semplice e grato la venuta del Salvatore.

Auguro a tutti di venir afferrati dall'amore di Dio e di esserne coraggiosi testimoni, nella carità.

 

+ Vittorio Lupi

 

 

 

a.m.

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