Legge 146/90 . E’ sfuggito a molti, ma pochi giorni fa, il 16 marzo 2018, la Commissione di Garanzia con una mossa a sorpresa del Garante degli scioperi ha dato un giro di vite sui periodi di tregua tra un'astensione e l'altra nei trasporti pubblici locali.
“Una Commissione di garanzia che con una delibera supera un accordo unilateralmente firmato dalle associazioni imprenditoriali e sindacali sugli scioperi nel trasporto pubblico locale fa una scelta di parte sul diritto di sciopero, scavalcando le controparti firmatarie e mettendo in discussione quel diritto sancito dalla Costituzione”. Lo ha detto ieri il segretario confederale nazionale Cgil, Vincenzo Colla.
La modifica di cui si sta parlando riguarda i giorni di tregua fra uno sciopero e l’altro che vengono portati da 10 a 20: “Sembra una cosa da niente, se uno la guarda da esterno. In realtà, portare l’intervallo a venti giorni vuol dire che restano alla fine solo 10 giorni l’anno per poter scioperare per trenta sigle sindacali. In pratica, non c’è più la garanzia del diritto di sciopero: si tratta di uno sbilanciamento solo verso gli utenti. Di contro, al lavoratore cui l’azienda non paga da tempo lo stipendio o magari è stato aggredito sul lavoro, che facciamo, gli concediamo di poter scioperare fra sei mesi? Non può reggere una cosa di tale portata”, ha affermato il dirigente sindacale.
Il diritto di sciopero nei servizi pubblici è stato più volte messo in discussione negli ultimi cinque anni. “Penso all’assemblea sindacale convocata dai lavoratori del Colosseo, ai beni culturali, alla sanità. Un attacco anche allo Statuto dei lavoratori, al diritto al lavoro, ma se iniziamo a blindare anche la possibilità costituzionale del diritto di sciopero, ai lavoratori rimane solo la rabbia e uno scontro rispetto alla rappresentanza. Un esercizio che proprio non regge. La Costituzione aveva tutti i bilanciamenti, non a caso, abbiamo fatto una legge – la 146 del 1990 – che era un ottimo provvedimento, a detta anche dei sindacati europei, una norma voluta da Cgil, Cisl e Uil, che ovviamente garantiva anche gli utenti e stabiliva delle fasce orarie e dei servizi essenziali da rispettare”, ha continuato il sindacalista.
“Io non toglierei il diritto di sciopero, pensando che ci sono troppe mobilitazioni, perché lo sciopero è quanto di più innovativo, in quanto è la reazione più democratica e costituzionale che noi possiamo mettere in campo”. Oltretutto, un attacco al diritto di sciopero può essere lesivo per la nostra democrazia: “La 146 è una legge di rango costituzionale e se la si vuol modificare va fatto con una discussione parlamentare, non mediante un atto individuale della commissione di garanzia. Anche noi vogliamo risolvere il problema dell’effetto annuncio e della garanzia del diritto di sciopero legato alla rappresentanza. Abbiamo detto: facciamo un avviso comune sulla legge, ma non l’hanno voluto fare. Perché?”, si è chiesto l’esponente Cgil.
“È evidente che esiste la questione di chi indice lo sciopero. Nei servizi pubblici, i sindacati autonomi, che sono piccole sigle, rappresentano pochissimi iscritti e prenotano all’inizio dell’anno le giornate di sciopero. Il problema si risolve senza intaccare il diritto di sciopero con una legge di rappresentanza che mette
in forma pubblica la certificazione della rappresentanza sindacale. Dunque, è il sindacato più rappresentativo – certificato da milioni di lavoratori – che ha diritto di scioperare prima di altri. Questa è la soluzione democratica che si allaccia all’articolo 39 della Costituzione. Facciamo una legge del genere e si sistema tutto. Invece, pensare di risolvere con dei regolamenti il diritto di sciopero vuol dire finire su un crinale pericoloso, su cui la Cgil dice no. Le libertà sindacali contro i poteri forti sono quanto di più importante esista nella storia democratica italiana”, ha aggiunto il segretario confederale.
“Delibera della Commissione che se non superata potrebbe limitare il diritto di sciopero anche per i lavoratori e le lavoratrici che sono interessate attualmente da vertenze locali nella nostra Provincia; basta pensare ad ATA igiene ambientale, a TPL trasporto pubblico locale, alla Vigilanza Privata e alla sanità pubblica ecc…. che sono comparti che rientrano nella Legge 146/90, e che sono attualmente fortemente sotto attacco, e che hanno tutti un minimo comune denominatore “la scelta politica precisa di privatizzare quei servizi che attualmente sono pubblici”, provocando, almeno secondo Noi, una forte riduzione del servizio ai cittadini e un problema occupazionale che riguarda direttamente le lavoratrici e i lavoratori che in questi comparti attualmente sono occupati” commenta in una nota la Cgil Savona.