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Finalese | 27 marzo 2018, 13:56

Si chiama "Into Outdoor" il futuro non solo del Finalese ma di tutta la Liguria?

Il nuovo progetto di Enza Marino, già nota per avere lanciato la "bike in rosa" con "Wheels for Ladies"

Immagine di repertorio da un'edizione di "Wheels for Ladies"

Immagine di repertorio da un'edizione di "Wheels for Ladies"

Enza Marino è un nome di tutto rispetto nel Comprensorio Finalese ed è già stata spesso protagonista sulle pagine di Savonanews. Bastano un paio di esempi: l’aver lanciato a livello nazionale tutto un universo sportivo “in rosa” con il suo progetto Wheels for Ladies (leggi QUI) e l’aver portato nei nostri comprensori uno dei più importanti seminari dedicati al rispetto per l’ambiente (leggi QUI).

E adesso? A che cosa sta lavorando Enza Marino? Il suo nuovo “piano di battaglia” (se così vogliamo chiamarlo) è “Into Outdoor” e, così come è abituata a lavorare Enza, anche questa volta si sta circondando di pochi amici, ma molto fidati, per realizzarlo.

Spieghiamo che cos’è Into Outdoor, anche se non è facile: dentro c’è praticamente tutto ciò che riguarda lo sport all’aria aperta. A Finale questo tema è da anni molto sentito: si è parlato spesso del problema della manutenzione dei sentieri e dell’uniformazione della segnaletica; si è parlato di normative legate alla sicurezza in caso di incidenti o infortuni; si è parlato degli sport all’aria aperta come volano di crescita per l’economia e come nuovo sbocco occupazionale per i giovani… Ecco: Into Outdoor è tutto questo e molto altro. Ma siccome Enza Marino è abituata a guardare al di là del presente, in un’ottica di prospettiva futura (“Wheels for Ladies”, per esempio, è una manifestazione di portata nazionale), anche in questo caso l’organizzatrice vuole spingersi oltre: non le interessa un discorso di collaborazione e regolamentazione per il solo Finalese, né per il Ponente Ligure, né a livello provinciale. Vuole che Into Outdoor consenta di tracciare una normativa regionale, riconosciuta da tutti, per imporre il “prodotto Liguria” in modo deciso e compatto a livello internazionale.

Prima di incontrare Enza Marino, impegnatissima tra mille telefonate ed e-mail alle quali rispondere, ci siamo intrattenuti a conversare amabilmente con alcuni dei suoi collaboratori, tutti concordi su un punto: “Finale oggi è sul tetto del mondo per quanto riguarda l’outdoor e rappresenta un’eccellenza riconosciuta ovunque. Ma bastano pochi passi falsi per crollare. Vogliamo mantenere questa posizione o vogliamo scendere in classifica? E siamo ancora capaci di gestire un fenomeno che sta crescendo in modo esponenziale per quanto riguarda la diffusione e la partecipazione? Secondo noi l’unica persona che ha preso a cuore il tema della gestione del territorio è Enza”.

Questo è quanto ne pensano i suoi “fedelissimi”, ma lasciamo ora la parola a lei: “Ho studiato da infermiera, ho lavorato come dirigente in comunità, sono stata istruttore di equitazione e ippoterapeuta oggi ho un titolo di istruttrice certificata dal CONI. Questo mio personale percorso di vita mi ha portato a vedere lo sport, il sociale, la salute, la sicurezza e la formazione come un tutt’uno. Ed è qui che intendo arrivare con Into Outdoor: se si continueranno, in zona, in provincia, in regione, a creare tanti piccoli ‘gruppuscoli’ che fanno tutti tutto, ma ognuno di testa sua, non si andrà mai da nessuna parte. Io invece penso che l’entusiasmo di pochi volontari e di tanti appassionati non basti più. È necessario fare sistema, stabilire chi fa che cosa. E questo vuol dire regolamentare la pulizia dei sentieri, uniformare le regole di primo soccorso (fondamentale! Chi si improvvisa eroe rischia di mettere a repentaglio vite umane e fare più danno che beneficio!), tracciare delle normative sulle compagnie e i servizi di shuttle, organizzare dei corsi, per chi a livello locale pratica questi sport, per chi fa parte della macchina organizzativa, dal punto di vista burocratico come da quello pratico, strutturare dei progetti che possano culminare in brevetti riconosciuti a livello regionale che attestano la competenza di chi opera”.

Conclude Enza Marino: “Un sogno? No, sento che posso farcela. Quando ho iniziato a pedalare, circa 15 anni fa, le donne biker erano una media di una su 100. In meno di 15 anni ho creato un fenomeno e l’ho portato in tour dalla Sicilia, a Bologna, ad altre zone d’Italia. Quando ho aperto la mia scuola RxM (Robe per Matti), senza neanche una sede ma come settore della polisportiva, ho iniziato a seguire i corsi del CONI, ho preparato i miei ragazzi, li ho forniti di dispense, ho insegnato loro le nozioni basiche di medicina necessarie a capire come cambia il corpo di un’atleta, ho insegnato loro come si smonta e si ripara una bici, ho insegnato il trailbuilding e adesso tra i miei allievi ne ho uno in Coppa del Mondo, alcuni in preparazione per gli Europei e alcuni che, crescendo, hanno fatto di questo settore un lavoro e stanno avendo i primi contratti di impiego. Quindi, anche con Into Outdoor, se troverò la collaborazione e la coesione che serve, potrò farcela. Potremo farcela tutti insieme”. Parola di Enza Marino.

Alberto Sgarlato

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