Un’apertura della pesca nelle acque interne, domani domenica 25 febbraio, come al solito senza riguardo per la fauna selvatica ittica; per la Protezione Animali si tratta della conferma del triste regalo, a danno dell’ambiente e degli animali, fatto ai pescasportivi, in analogia a quanto si fa per i cacciatori, con carnieri giornalieri assolutamente ricchi e misure minime dei pesci catturabili troppo piccole.
La legge, approvata quasi all’unanimità dai partiti di destra e sinistra uniti nel 2014, ha eliminato la licenza di pesca, sostituita dalla sola ricevuta del versamento di una tassa, veramente “popolare” e che non andrà a favore dell’ambiente ma sarà quasi interamente devoluta alle associazioni dei pescatori; gli over 65 ne pagheranno metà e nulla i ragazzi fino a 16 anni ed i disabili, secondo il principio improponibile della pesca come attività ricreativa ecocompatibile ed educativa; ma sensibilità e buon cuore dovrebbero convincere che uccidere animali per svago non può e non deve essere insegnato e favorito tra i giovani, nelle scuole e nelle manifestazioni di cosiddetta “beneficenza”, mentre la scienza ha confermato che anche i pesci provano dolore.
Ormai le acque interne liguri sono divenute acquari in cui nuotano per qualche giorno poveri pesci d’allevamento, immessi per rimpiazzare la preziosa fauna originaria quasi ovunque sparita (circa 40 quintali, quest’anno, a spese della Regione, cioè di tutti i cittadini), solo per promuovere il “turismo ittico”, ovvero attirare nelle vallate dell’entroterra persone indifferenti ai delicati equilibri biologici dei corsi d’acqua. Norme che, secondo Enpa, dovrebbero fare imbestialire anche i vecchi pescatori locali, legati al territorio e conoscitori dei torrenti e dei laghi, ai quali un turismo “mordi e fuggi” sottrarrà quel poco di pesci sopravvissuti ai loro ami, all’inquinamento ed a lavori idraulici inutili o scorretti.
Quasi scomparsa la vigilanza, per il ridimensionamento della Polizia Provinciale ed il passaggio del Corpo Forestale dello Stato all’arma dei Carabinieri; saranno quindi praticamente solo presenti, oltre alle guardie delle associazioni dei pescatori, le guardie zoofile volontarie dell’Enpa, alle quali da anni viene negato dalla Prefettura di Savona il porto d’armi, in un ambiente sempre più pericoloso per il crescente bracconaggio ittico operato sia da disperati emigrati dai paesi dell’est che da valligiani doc. Segno evidente dello scarso interesse delle istituzioni pubbliche verso la salvaguardia dei meravigliosi torrenti e laghetti dell’entroterra e degli animali acquatici che tentano di viverci.