"Perché proprio qui? Perché il Vescovo o chi ha deciso di accoglierli non se li prende a casa sua?". È questa la domanda che continuano a farsi gli abitanti di Legino, dopo la notizia che nel campo da calcio potrebbe sorgere un centro di prima accoglienza per migranti. E gli abitanti del quartiere di Savona questa sera erano tutti lì, nel parco giochi, dove è stato promosso un incontro per parlare del tema.
"Noi abitiamo nella case popolari lassù", dicono in coro alcune pensionate sedute su una panchina,"la nostra paura è che occupino i nostri alloggi. Che una volta entrino e ci caccino via".
"Noi non siamo razzisti", continua un'altra signora, "ma non è consono alloggiare queste persone qui. Accanto al campo da calcio c'è un asilo, una scuola elementare e media".
"Noi", prosegue un gruppo di mamme, "siamo preoccupate perché sappiamo come andrà a finire. Questa sera ci sono le forze dell'ordine a presidiare, ma spenti i riflettori ci saremo solo noi".
"Perché il Vescovo non se li prende a casa sua. Anni fa avevamo chiesto il campetto per trasformarlo in un campo da hockey o in un'area picnic, ma non ce l'hanno concessa".
"Legino", tuona una signora, "non è razzista, ma non vogliamo vivere come in un carcere, chiusi in casa nostra".
Diversi i gruppi e esponenti politici intervenuti stasera, dal Rude Club, al consigliere comunale Simona Saccone all'esponente di Fratelli d'Italia Emiliano Martino. Proprio quest'ultimo è intervenuto duramente contro il Governo:"Questa è una delle distorsioni del Governo centrale, che scarica sui cittadini il problema perché non è in grado di gestirlo". "Noi", ha proseguito Martino, "siamo qua a raccogliere il malcontento della gente. Nessuno ha il potere di impedirlo, ma possiamo cercare di trovare un'altra soluzione".
"Questa è una scelta che passa sopra le nostre teste - ha dichiarato Paolo Ripamonti, assessore alla Sicurezza del comune di Savona -. È un atto di imposizione da parte di un Governo che gestisce l'immigrazione come una tratta degli schiavi. Domani in Giunta porterò la voce di queste persone. Siamo tristi e arrabbiati".
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