L’emozione è stata palpabile per Gianni Tarnoldi così come per tutti coloro che hanno partecipato oggi alla cerimonia in suo onore nella sala degli Stucchi del comune di Albenga.
Il Sindaco Giorgio Cangiano insieme ad alcuni rappresentanti della Croce Bianca di Albenga -con la particolare presenza del suo Presidente Dino Ardoino-, l’associazione vecchia Albenga e i Fieui di Caruggi, ha consegnato a Gianni Tarnoldi un riconoscimento per il legame e l’ amore mantenuto con la città e con la famiglia di Francesco Maglione che, il16 luglio del 1947 gli ha salvato la vita durante il naufragio della motobarca Annamaria.
Una sorpresa per Gianni accompagnato in comune con una scusa e che ha trovato ad accoglierlo l’applauso scrosciante del piccolo comitato.
Lacrime e poche frasi “Mi sono sempre sentito un cittadino di Albenga” pronunciate con grande commozione.
Ma ancora più toccante la lettura da parte del Sindaco, di alcuni passi del libro che racconta la tragedia avvenuta quel 16 luglio di tanti anni fa quando la barca che portava a bordo circa 54 bambini di una colonia di Loano è affondata di fronte ad Albenga mentre li stava trasportando all’isola Gallinara per una gita.
Pochi di loro sapevano nuotare e, se anche i soccorsi sono stati immediati, solo in 6 si sono salvati dalla tragedia grazie alla mobilitazione dei numerosi volontari tra cui anche l’allora presidente della Croce Bianca Francesco Maglione che ha salvato proprio il piccolo Gianni.
“Avevo solo 8 anni, quando sono partiti i soccorsi della barca e il papà di Marina che aveva 38 anni mi ha trovato e soccorso, con 1 ora di respirazione per salvarmi la vita .Ero uno di quei bambini che sono purtroppo morti nella barca Annamaria il 16 luglio del 1947. Mi ritengo cittadino di Albenga le mie emozioni e la mia vita l’ ho vissuta qua , mi appassiona tutto di questa città. Allora non esistevano mezzi di comunicazione e la mia famiglia dopo le prime notizie alla radio erano convinti che fossi morto, il padre di Marina che non aveva figli e vedeva che nessuno mi cercava pensava fossi un orfano e voleva adottarmi, ma la mia famiglia era convinta che fossi a Loano, perché alla radio avevano detto che la Colonia era di Albenga . È rimasto un rapporto con i genitori di Marina che potrei paragonare a un rapporto più che famigliare. Negli anni successivi io ero ospite della famiglia Maglione che mi ha dato affetto e amore , e per la moglie di Francesco ero come un figlio, ora che loro non ci sono più, considero i figli la mia famiglia”
“ sentii un tonfo sordo sotto lo scafo. Toglietevi le scarpe e buttatevi in mare – gridava il capo della nave- non sapevo nuotare , ma mi gettai in acqua …..tutto intorno i miei amichetti si aggrappavano disperatamente gli uni agli altri … e urlavano, disperati. Io ero invece da solo….mi svegliai sdraiato nel sottopasso …. Vidi la luce che entrava e pensai di essere a casa dalla nonna…seppi poi che ero stato portato a riva da un uomo. Era Francesco Maglione, il mio salvatore…”.
Poi i ringraziamenti e la consegna di alcuni ricordi, la bandana dei Fieui, il dizionario del dialetto ingauno, i baxin, la medaglia del centenario della Croce Bianca e il libro con la sua storia, consegnati tra la commozione generale.
Una vicenda che Taroldi ha continuato a ricordare ogni anno giungendo ad Albenga puntuale per partecipare al ricordo dell’accaduto e che oggi ha ricevuto un riconoscimento ed un ricordo ufficiale.