Chi da loro il permesso è in possesso di un’analisi chimico/fisica di quel che si sganascia in acqua?
E da dove arriva il materiale che più che sabbia appare terriccio variamente assortito che intorbidisce l’acqua?
E il disastroso “giacimento” di metalli pesanti e tossici accumulati lungo il secolo breve e narrato dall'ARPAL sui fondali della rada, sono stati tenuti debitamente in conto?
Come no.
A malapena si riesce a capire se questi lavori sono l’inizio di Maersk. Tutto lo fa pensare a partire dalle chiatte targate GLF - Fincosit, uno dei soci della piattaforma stessa. Non un cartello di appalto, o se si, talmente ben imbertato che è come non ci fosse.
Agitando quelle acque anche la trasparenza - che se ne va - resta una cortesia più che un diritto dei cittadini bagnanti e non.
Ma non preoccupiamoci: tutt’attorno è un brulicare di mezzi dell’Arpal e di altri enti preposti al controllo e alla tutela della nostra salute e di quella del nostro mare. E’ vero? No. Non c’è nessuno. Il filmato è di venerdi 25 novembre 2011